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Il punto d’appoggio nel cammino della vita

PENSIERO PER DOMENICA – XXVII TEMPO ORDINARIO – 6 OTTOBRE

«Accresci in noi la fede» (Lc 17,6): una delle richieste dei discepoli più gradite a Gesù è l’invocazione più appropriata per aprire il mese missionario straordinario voluto dal Papa. Lo scopo primo della missione è infatti diffondere e far crescere la fede in Gesù Cristo salvatore.

Il punto d’appoggio nel cammino della vita
La fede secondo un’icona ispirata al santo sinaita Jean Climaque (monastero di Santa Caterina).

La fede per resistere alle tempeste della vita. È la visione-intuizione di Abacuc, profeta che vive in un momento di grave crisi del regno di Giuda, poco prima della conquista babilonese. Di fronte al mondo che gli crolla intorno, lancia a Dio un grido disperato per chiedergli perché non intervenga: «Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?». La risposta rassicurante che gli arriva è: «Soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la fede» (Ab 2,4). La fede è il punto d’appoggio nel cammino della vita, mentre la crisi-mancanza di fede è la radice di molti problemi, anche sociali. Questa tesi, che fu la denuncia forte risuonata al Convegno ecclesiale di Palermo del 1995, continua a essere attuale. La crisi che, come Chiesa, stiamo attraversando, è ben più profonda del calo della partecipazione liturgica e del venir meno del rispetto dei dieci comandamenti: è una crisi di fede degli adulti, dei battezzati. Qui bisogna intervenire.

Il modo migliore di fare crescere la fede è donarla, testimoniandola con parole e fatti. Ce lo ricorda l’Evangelii gaudium, citando la Conferenza di Aparecida: «La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio… Quando la Chiesa chiama all’impegno evangelizzatore non fa altro che indicare ai cristiani il dinamismo della realizzazione personale… La vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri. La missione, alla fin fine, è questo» (n. 10). Anche vivere la carità, secondo la lettera pastorale del nostro vescovo, rafforza la fede.

L’amore nasconde la fatica. Nel Vangelo troviamo un’altra pagina non facile, che sembra avvallare lo sfruttamento dei servi da parte dei padroni. In realtà, la parabola va letta dal punto di vista del servo-discepolo che si sente “servo inutile” quando non ha fatto altro che svolgere il proprio dovere. Ma c’è una lettura ancora più profonda: tra noi e Gesù deve instaurarsi un legame d’amore. Ora l’esperienza, anche solo umana, insegna che quando tra le persone c’è un legame d’amore (madre/padre-figlio, marito-moglie) la gioia e il piacere di servire nascondono la fatica. «Questo è niente!» è una delle espressioni dell’amore.

Lidia e Battista Galvagno

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