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Una vita a tutto triathlon

Quando lo sport è molto più che un hobby ma fa parte del modus vivendi, vero e proprio fil rouge, si insinua negli interstizi dell’esistenza e l’accompagna fedele. No, non è la storia di uno sportivo multimilionario la cui unica preoccupazione è il risultato, ma il racconto, per interposta persona, dei familiari di Maurizio Costantini, 61 anni quasi compiuti, fresco di 16esimo posto nella tappa del campionato mondiale Ironman 70.30 categoria M60-64 che si è svolta a Nizza l’8 settembre.

Maurizio Costantini è nato nel 1958, compirà 61 anni il prossimo 8 novembre, dal 1983 è sposato con Maria Grazia Bonifacio; la coppia ha due figli, Edoardo ed Elena. Da più di 20 anni è attivo nel mondo dell’Ironman, la partecipazione alla competizione di Nizza non è un unicum ma un “felice ritorno” dopo l’edizione 2018, disputata nella categoria senior (60-64 anni) con ottimi piazzamenti. La scoperta del triathlon è soltanto l’ultimo capitolo di una storia di sport praticato
per oltre 40 anni. In passato ha fatto parte dell’équipe ciclistica Berutti e ha preso parte a competizioni podistiche in giro per l’Italia.

Lui, che nella vita di tutti i giorni è un dirigente Ferrero, messi da parte badge, giacca e cravatta per i più consoni muta, scarpini da ciclista e pettorale numerato, ha percorso in poco meno di 5 ore circa 2 chilometri a nuoto nel Mediterraneo, 90 sulle due ruote fra le brughiere di Provenza e poco più di 20 di corsa fra le vie della città. «L’Ironman è un triathlon potenziato, le tre discipline (nuoto, ciclismo e corsa) si svolgono senza interruzioni», spiega Elena Costantini, figlia del triatleta. «Esci dall’acqua, ti togli la muta, infili gli scarpini, salti in sella e via. Lo stesso quando devi passare alla maratona, è una competizione che richiede non soltanto una grande preparazione fisica, ma sopratutto mentale».

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Maurizio Costantini (al centro) sul podio al termine di una gara

Dicono gli addetti ai lavori che la prima parte della gara la si fa con i muscoli, la seconda col cuore ma l’ultimo tratto si corre con la testa e la volontà di imporsi sui segnali di stanchezza del proprio corpo. «A giugno, sempre a Nizza, aveva strappato il ticket per la tappa della competizione mondiale. Non è la prima volta: nel 1996 una gara analoga lo aveva visto al via a Embrun», prosegue Elena, che descrive la vicenda sportiva del padre come una “marcia” di avvicinamento al mondo del triathlon iniziata con la pratica separata, e in diversi momenti della vita, dei tre sport che lo compongono.

«Il triathlon è un mondo che ha scoperto verso i 40 anni, in precedenza lo sport è sempre stato una costante per lui», racconta la ragazza poco più che ventenne. «Da quando ricordo, tiene un’agendina sulla quale annota le distanze percorse quotidianamente nei propri allenamenti: tutti gli anni, in prossimità del suo compleanno, l’8 novembre, gli regaliamo una nuova agenda perché possa continuare con questa tradizione».

Una dedizione caparbia, tanti allenamenti nei ritagli di tempo dall’attività lavorativa che lo hanno portato in giro per il mondo, una passione che si è fatta modo di vivere e insegnamento. «Ho conosciuto mio marito al mare, io non sapevo nuotare e lui si era messo in testa di insegnarmi come fare, lì per lì mi ha quasi dato fastidio. Era l’estate del 1979, da allora non ci siamo più lasciati»: la parola passa a Maria Grazia Bonifacio, addetta all’anagrafe di Alba, da 36 anni moglie di Maurizio. «Venivamo da due realtà completamente diverse, io una ragazza “di campagna” lui un cittadino; per lavoro, in questi anni, è stato in molti posti a partire dal Camerun, quindi a Johannesburg e infine l’Asia. Abbiamo due figli e io non ho potuto seguirlo, in tutto questo tempo però ha continuato a correre e andare in bici autogestendosi».

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Maurizio Costantini con la moglie Maria Grazia e i figli Edoardo ed Elena.

Nelle decine di competizioni, fra ciclismo e podismo, in genere passano valori e un messaggio trasmesso attraverso l’esempio. «Mi ha influenzato positivamente il suo modo di approcciare le discipline, non si ferma davanti a niente, tira dritto verso il proprio obiettivo», riprende Elena. «Mi ha insegnato a essere una persona ambiziosa che ama primeggiare, nel senso sano del termine».

Decine e decine di ore sulle due ruote, l’attività sportiva non si ferma neppure in vacanza, nonostante un corpo che cambia. «Dovunque andiamo si porta sempre appresso la bici», continua la sua compagna nella vita. «Vivere a fianco di uno sportivo non è semplice. La dieta è un aspetto da curare, mio marito mangia sano, per questo amo pensare che una parte del merito per i suoi risultati sportivi sia mio».

Sacrifici sportivi che vanno di pari passo con gli sforzi profusi per far quadrare matrimonio, impegni di lavoro e crescere due figli (Edoardo ed Elena) che spesso, non potendolo seguire nelle gare in giro per l’Italia, fanno da fan club a distanza. «Sono andata a vederlo a Nizza perché era importante per lui e ci tenevo a esserci», conclude Maria Grazia. «Dice che vuole chiudere la sua carriera agonistica con questo mondiale, ma sono convinta che non sarà così», l’ultima battuta di Elena.

Davide Gallesio

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