Nebbiolo da Barolo: cala il prezzo del 23 per cento

Nebbiolo: la solita macchina da vino

L’ANALISI A proposito di prezzi delle uve, continua il dualismo tra i “valori indicativi” delle uve – diramati dalle organizzazioni professionali agricole (Coldiretti, Cia, Confagricoltura) per consentire il calcolo del canone di affitto annuale per i contratti nuovi e quelli in essere – e i mercuriali delle uve pubblicati dalla Camera di commercio di Cuneo come ottemperanza al compito istituzionale assegnatole dall’Istat. Questa situazione crea un minimo di imbarazzo, soprattutto tenendo conto che il vino di Langa e Roero è da tempo sotto osservazione di numerosi interlocutori nazionali e internazionali. Bisognerebbe trovare il modo di superare questa dicotomia e procedere in sinergia a individuare, vendemmia per vendemmia, i prezzi delle uve, sia che servano come riferimento economico e statistico della situazione annuale di questo mondo vitivinicolo, sia che divengano valori indicativi per determinare i canoni di affitto annuali sulla base dell’articolo 45 della legge 203 del 1982.

Mario Viazzi, responsabile della zona albese di Confagricoltura, ci ha ricordato come l’iniziativa delle organizzazioni agricole sia scaturita dal fatto che, dal 2011, l’organismo camerale non procedeva più alla pubblicazione dei mercuriali delle uve. In assenza di specifiche quotazioni, questi valori delle varie uve, finalizzati ai canoni di affitto, si sono involontariamente tradotti in indicazioni di prezzo. Il dualismo si è concretizzato nel 2018 quando la Camera di commercio di Cuneo è tornata a ufficializzare i prezzi delle uve. Il meccanismo di rilevazione camerale non è stato condiviso dal mondo agricolo e così questa situazione si protrarrà anche nel 2019. L’augurio è che almeno nel 2020 ci sia un avvicinamento tra i due poli, magari con la ricostituzione di quella Consulta vitivinicola che in passato ha contribuito ad analizzare e risolvere numerose problematiche del settore.

Al momento, disponiamo solo delle quotazioni diramate da Coldiretti, Cia e Confagricoltura a seguito della riunione del 6 novembre, prevista dall’accordo collettivo sui contratti agrari. La commissione ha determinato i valori delle uve per ogni denominazione (provincia di Cuneo). Come si può vedere dalla tabella, sono stati fissati tre valori, minimo, massimo e medio. In molti casi, i valori 2019 segnano una significativa riduzione rispetto al 2018: il caso più eclatante riguarda i Nebbiolo da Barolo, la cui flessione è del 23 per cento per il vino senza Menzione geografica aggiuntiva e del 12 per cento per il Barolo con Mega. Più contenuto è lo scarto tra 2019 e 2018 nel Barbaresco, con una contrazione del 7 per cento per il tipo classico e del sei per il tipo con Mega. I vini Dolcetto, da tempo al centro dell’attenzione, segnano una riduzione contenuta, circa il cinque per cento per Dolcetto d’Alba, Diano e Dogliani. Nella denominazione Roero, il vino rosso evidenzia una flessione del 20 per cento, mentre l’Arneis è stabile. Nessuna variazione di valore è segnalata per le uve Freisa, Arneis, Favorita, Chardonnay e Pinot nero nella Doc Langhe, mentre sono in ribasso Barbera d’Alba, Nebbiolo d’Alba e Verduno.

A questo punto, viene da chiedersi come saranno le quotazioni dei mercuriali, che la Camera di commercio pubblicherà sul proprio sito (www.cn.camcom.it) dopo il giorno di san Martino. Visto che nel 2018 la lista della Camera di commercio segnalava quotazioni inferiori, come sarà la rilevazione di quest’anno? Pochi giorni e lo sapremo. In ogni caso, seguiremo anche i mercuriali camerali.

Giancarlo Montaldo

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