Nuova legge sul tartufo, il sindaco di Alba Carlo Bo incontra il Senatore Francesco Mollame

Il tartufo bianco d’Alba è un’eccellenza del nostro territorio che nel tempo è diventata un marchio da tutelare proprio perché veicola il nome dell’Italia in tutto il mondo

ALBA Nella mattinata di sabato 9 novembre il sindaco di Alba Carlo Bo ha ricevuto in visita il senatore Francesco Mollame (Movimento 5 stelle), segretario della Commissione agricoltura, accompagnato dal consigliere regionale Ivano Martinetti, per parlare della nuova legge quadro sul tartufo destinata ad adeguare alla realtà odierna quella in vigore dal 1985.

Nuova legge sul tartufo, il sindaco di Alba Carlo Bo incontra il Senatore Francesco Mollame
Da sinistra Ivano Martinetti, Francesco Mollame e Carlo Bo.

Il primo cittadino ha informato il Senatore dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Alba il 25 settembre e che verrà approvato a breve anche da altri Comuni della zona, volto alla difesa della denominazione bianco d’Alba contro il rischio della sostituzione legislativa con un più generico tartufo bianco pregiato.

«Il tartufo bianco d’Alba è un’eccellenza del nostro territorio che nel tempo è diventata un marchio da tutelare proprio perché veicola il nome dell’Italia in tutto il mondo. Ho voluto far conoscere al Senatore questa battaglia che l’intero territorio dell’albese sta conducendo assieme» sottolinea Bo.

Il direttore dell’Atl Langhe Monferrato Roero, Mauro Carbone, ha ripercorso quanto riferito durante l’audizione avvenuta lo scorso ottobre alla Commissione agricoltura del Senato, addentrandosi sui dettagli tecnici relativi ai temi della raccolta e della commerciabilità del tartufo.

«Oltre al tema della denominazione – chiosa Antonio Degiacomi, presidente del Centro nazionale studi del tartufo – abbiamo avuto modo di approfondire altri punti delle proposte di legge attualmente in esame sul tartufo, quali il calendario nazionale di raccolta per garantire un periodo di fermo biologico, l’introduzione di corsi di formazione per i nuovi cercatori e la necessità di non immettere per il commercio nei nostri territori specie di tartufo non autoctone, se non dopo aver reso inerti le spore, onde evitarne la proliferazione».

L’incontro è stato anche l’occasione per illustrare l’iter della domanda di riconoscimento da parte dell’Unesco della cerca e cavatura del tartufo come patrimonio immateriale dell’umanità, portata avanti da alcuni anni dalle città del tartufo e dalle associazioni dei tartufai italiani.

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