Tribunale cancella le quote latte per prescrizione

Un allevamento riversa liquami in un torrente di Roccabruna e causa moria di pesci
Immagine di archivio
Buoni fruttiferi postali: attenzione a quanto viene rimborsato
L’avvocato Alberto Rizzo di Bra

GIUSTIZIA CIVILE Per trent’anni le quote latte sono state una croce per moltissimi allevatori italiani. Si trattava di un limite alla produzione di latte per ciascun allevatore nella Comunità europea, oltre il quale si applicava una tassazione, detta prelievo supplementare. Le quote latte furono introdotte da un regolamento comunitario nel 1984 e cessarono dal 1° aprile 2015.
Agli allevatori europei era imposto un prelievo finanziario per ogni chilo di latte prodotto oltre il limite stabilito (quota latte). Erano gli acquirenti del prodotto (ad esempio i caseifici) a fungere da sostituti di imposta, trattenendo, dall’importo periodicamente liquidato come pagamento per il latte acquistato, il prelievo stabilito dalle norme dell’Ue. Molti allevatori italiani si ritrovarono a dover versare decine o addirittura centinaia di migliaia di euro allo Stato.
Su questo fronte nei giorni scorsi l’avvocato braidese Alberto Rizzo ha ottenuto un’importante sentenza a favore di un suo cliente.
Un imprenditore agricolo – dopo essersi rivolto allo studio del professionista a seguito della notifica di una cartella esattoriale da parte dell’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) – è riuscito a ottenere una pronuncia, una delle prime in Italia, con la quale il Tribunale astigiano, aderendo in pieno alle tesi dell’avvocato Rizzo, ha riconosciuto l’intervenuta prescrizione dei crediti erariali. Questa sentenza, molto probabilmente, segnerà in maniera netta gli sviluppi giurisprudenziali in materia.
In particolare, secondo il giudice astigiano, «al di là della lacunosa documentazione della convenuta Agea (…), dirimente è la considerazione che, trattandosi di cartella erariale, la prescrizione si compie in cinque anni».
Commenta l’avvocato Rizzo: «La notizia della sentenza è stata accolta dal mio cliente come un’autentica liberazione, dopo anni vissuti con l’ansia di dover corrispondere somme ritenute, giustamente, come non dovute. Come lui, anche i tantissimi allevatori e produttori coinvolti in questa vicenda, ormai da decenni, hanno vissuto momenti di forte incertezza, dovuti alle tantissime controversie coltivate nel tempo. Ora, il Tribunale di Asti ha stabilito un principio di civiltà giuridica, accogliendo le ragioni contenute nel mio ricorso contro le cartelle di Agea, sancendone la prescrizione per il decorso infruttuoso del termine quinquennale».
Diego Lanzardo

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