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È stato assegnato a 543 famiglie il sussidio dello Stato

È stato assegnato  a 543 famiglie  il sussidio dello Stato

CITTADINANZA  Il reddito di cittadinanza, la misura cardine del Movimento 5 stelle, sta per entrare nella fase due: se fino a oggi gli oltre 704mila italiani a cui è stato riconosciuto il beneficio hanno percepito unicamente il contributo economico, a breve dovrebbero essere convocati dai centri per l’impiego per scegliere tra tre diverse proposte lavorative. In caso di rifiuto, si perde anche il contributo economico. Per non far gravare l’intera mole di lavoro sul personale dei centri, che da sempre viaggiano a organico ridotto, sono stati formati i cosiddetti navigator, chiamati a seguire i beneficiari.

In Piemonte ne sono stati selezionati 176, il cui protocollo d’assunzione è stato firmato da Anpal servizi e dalla Regione, il cui braccio operativo è l’agenzia Piemonte lavoro. Se si guarda alla Granda, sono stati assunti 16 navigator, di cui 2 per Alba e Bra.

Ne parliamo con Lucilla Ciravegna, responsabile del centro per l’impiego locale: «Per il nostro centro, il reddito ha da subito rappresentato una mole notevole di lavoro. I due navigator, che nel nostro caso sono due donne, sono arrivati a settembre, dopo aver concluso il loro percorso di formazione. Entrambe hanno già esperienze lavorative alle spalle e si sono inserite al meglio. Il loro compito è occuparsi a tempo pieno della gestione del reddito, insieme al resto del personale».

Ad Alba e Bra la fase due non è ancora partita, perché prima è stato necessario svolgere una serie di procedure amministrative: «Tra i beneficiari, abbiamo dovuto individuare i soggetti che non sono tenuti a stipulare il patto per il lavoro per una serie di requisiti, come l’età superiore a 65 anni o una disabilità certificata. Per tutti gli altri, l’attivazione lavorativa è un elemento essenziale, non soltanto per il titolare della misura, ma per tutti i componenti del nucleo famigliare che ne presentino i requisiti».
Così, dal 30 ottobre, il centro per l’impiego ha iniziato a convocarli per incontri di gruppo, per chiarire loro il funzionamento del reddito.

«Terminata questa fase, proseguiremo con gli incontri singoli, per arrivare al patto per il lavoro. Ma nel frattempo i beneficiari possono già attivarsi per la ricerca di un’occupazione attraverso i vari canali». A oggi, ad Alba, sono 282 i nuclei familiari a cui è stato riconosciuto il reddito, per un totale di 457 persone, di cui 248 donne e 209 uomini. A Bra risultano 261 nuclei, per 413 beneficiari, di cui 234 donne e 179 uomini.

Il centro ha organizzato nell’ultimo mese 21 incontri ad Alba e 13 a Bra, per un totale di 220 persone coinvolte. Prosegue la responsabile: «Combinare domanda e offerta lavorativa non sarà facile, perché i beneficiari nella maggior parte dei casi sono persone prive di qualifiche, non più giovani o inattive da anni».

E l’inclusione sociale?

Il reddito di cittadinanza non prevede soltanto il patto per il lavoro, ma anche il patto di inclusione sociale. La differenza sta a monte: nel momento della ricezione della domanda, se il sistema centrale individua particolari bisogni o condizioni di disagio sociale riguardanti il beneficiario o il suo nucleo familiare, allora verranno coinvolti anche i Comuni di residenza e gli enti gestori dei servizi sociali, per arrivare alla firma del patto di inclusione, un piano personalizzato di attivazione sociale e lavorativa, obbligatorio come il patto per il lavoro. Rispetto agli aventi diritto seguiti dal centro per l’impiego, si tratta dunque di un gruppo ulteriore e ben distinto.

Socio-assistenza: Bertoluzzo, 150 famiglie al mese chiedono aiutoSpiega Marco Bertoluzzo, direttore del consorzio socioassistenziale Alba, Langhe e Roero, l’ente chiamato a seguire questa parte sul territorio: «Sulla carta il reddito di cittadinanza è una misura ben ponderata, che ha come vantaggio quello di stabilire livelli essenziali di assistenza. Il problema è che fino a oggi abbiamo dovuto fare i conti con una piattaforma informatica lenta e macchinosa, che ha ritardato l’attivazione dei singoli percorsi, con il rischio di renderlo una misura puramente assistenziale».

Francesca Pinaffo

 

 

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