Non si perderà il grande sapere del dottor Pisani

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Il professor Pisani (al centro) ha rivoluzionato la chirurgia del piede.

SANTA VITTORIA È nata l’associazione Giacomo Pisani ex alumni, che si prefigge di custodire e promuovere il pensiero scientifico del professor Giacomo Pisani, classe 1926, ortopedico di fama internazionale che, a partire dall’ospedale di Alba, ha rivoluzionato la storia clinica della chirurgia del piede. Oltre agli innumerevoli traguardi di cui può fregiarsi, Pisani dirige da 69 anni il corso propedeutico alla patologia del piede, che si tiene da oltre quarant’anni all’hotel Castello di Santa Vittoria. Il corso dura sei giorni, è gratuito per i partecipanti e vede relatori di fama nazionale e internazionale confrontarsi sulle patologie del piede. La prossima edizione si terrà dal 19 al 24 aprile.

Seduto alla scrivania del suo appartamento nel centro di Alba, Pisani spiega: «Vuole essere una sorta di “ritiro monastico” tra le colline del Roero e sarò io, come nelle ultime 68 volte, a dirigerlo. Come longevità ce la giochiamo con il Festival di Sanremo, ma il festival ha avuto più di 30 conduttori, mentre il corso ne ha avuto uno solo. Tuttavia, credo che questo per me sarà l’ultimo».

Sarà quindi la neonata associazione a portare avanti la sua eredità intellettuale. Di chi è stata l’idea?
«È partita da un gruppo di miei ex alunni: Francesco Caravaggio, Marco Marcarelli, Margherita Germano e Paola Depetro. L’associazione nasce principalmente per due ragioni: portare avanti la rivista che ho fondato, La chirurgia del piede – prima in Europa e tuttora in produzione – e mantenere il corso residenziale che si tiene a Santa Vittoria dal 1977, gratuito e che vale circa 40 crediti formativi (un medico è tenuto a raccoglierne 50 in un anno). È un corso molto importante: basti pensare che l’attuale definizione del cosiddetto “piede normale”, quel piede che uno non si accorge di avere, è stata stabilita lì».

Un’eredità piuttosto impegnativa da trasmettere. Com’è nato il suo interesse clinico per il piede?
«Quando cominciai ero ortopedico infantile e all’epoca, a causa della poliomielite, la sfida più grande era riuscire a mettere in piedi i bambini. Quella per me è stata una grande palestra. In tal modo mi sono appassionato alle pratiche legate al piede, al ginocchio e all’anca. Parliamo degli anni Cinquanta: in quell’epoca si sapeva poco di come funzionava il piede e delle patologie legate a una sua alterata funzione e io ho avuto la possibilità e la fortuna di dare avvio alla chirurgia del piede che, almeno in Italia, è nata ad Alba. È nato qui lo studio della patologia del piede, dei suoi rapporti con l’arto inferiore e con l’atto di camminare. Intorno al 1988 Alba era una grande eccellenza italiana in questa branca».

Che cosa rappresenta la figura antropomorfa scelta come logo?
«È un uomo che pensa con la testa tra le mani: per il molto pensare, il piede gli è diventato grosso. Il logo è ispirato a una statua di pietra arenaria che mi regalarono alcuni medici brasiliani dopo uno dei miei corsi. Io credo ci siano due modi per fare ricerca: quella sintetica, inserendo un milione di dati in un computer che li elabora, oppure mettersi la testa tra le mani, poggiare i gomiti sul tavolo, porsi il problema e ragionarci».

Come ha reagito all’iniziativa dei suoi ex allievi? Ne è stato contento?
«Abbiamo festeggiato al castello di Santa Vittoria con i firmatari: è stato un grande piacere. In Italia le associazioni ex alumni sono fondate intorno a scuole o istituzioni. Farle ad personam è più una tradizione britannica. Per me questa è una grossa conclusione professionale».

Federico Tubiello

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