“Marela”, un termine in piemontese con molti significati

Bozza automatica 305

Marela: Matassa, strumento zootecnico, corda di cotone utile al parto bovino; soprannome del maresciallo dei carabinieri

 

Quella Piemontese è una varietà bovina tra le più pregiate. La storia della razza piemontese, per come la conosciamo noi oggi con questi numerosi sviluppi muscolari, nasce nel 1886 in una stalla, nel Roero, a Guarene. Una caratteristica morfologica, oltre a quella estetica del manto chiaro a tinta unica, è quella della cosiddetta “doppia groppa”, quindi molti muscoli non soltanto nella coscia, ma anche nella parte anteriore dell’animale.

Una forma di valutazione dei bovini era un tempo, ed è tutt’ora, la disposizione delle corna. Quando queste sono orizzontali, vengono chiamate moton, mentre quando sono ricurve in avanti o all’insu, si dicono castlin; gli animali con quest’ultima varietà di corna erano l’ideale per il lavoro agricolo, poiché quelli con le corna orizzontali, avrebbero rischiato di incastrarsi continuamente tra i filari.

Questo è solo il bandolo della matassa. Sì, perché è proprio la matassa che permette ai vitellini di venire alla luce. Lo strumento adoperato nelle stalle, sin dai tempi più antichi, sono le marele. Niente meno che due corde, tendenzialmente di cotone, saggiamente legate alle zampe anteriori del nascente vitellino e sotto l’esperto controllo di un anziano, favorivano la venuta alla luce del piccolo. Il fatto che queste corde fossero di cotone – morbide e flessibili – facevano sì che il vitellino non subisse traumi durante la sua nascita, ma venisse al mondo in maniera delicata e ottimale, nonostante l’impegnativo travaglio per estrarlo. Debbo ringraziare l’azienda agricola Filippa di Castiglione Tinella, di cui sono stato ospite pochi giorni fa, per la bella giornata formativa sull’attività rurale e zootecnica.

Originariamente, la marela è la matassa. Infatti quando in piemontese vogliamo dire ‘bandolo della matassa’, diciamo cavion dȓa marela. Bisogna sapere anche che la parola di oggi è abbastanza diffusa nelle valli montuose del nord Italia, ma fuori dal Piemonte significa semplicemente mucchio, solitamente di fieno.

Marela, infine, è anche un soprannome irriverente, tratto dalla radice della parola, che viene affibiato ai marescialli dell’arma dei Carabinieri.

Paolo Tibaldi

Banner Gazzetta d'Alba