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Per osservare la natura da Madonna della pace

Per osservare la natura da Madonna della pace

BOSSOLASCO Osservare la natura significa imparare a conoscerla, scoprirne i dettagli e amarla, come conseguenza della ricchezza di emozioni che da essa si possono trarre. Acquisita quindi maggiore familiarità con essa, l’impegno di tutti sarà la sua protezione e conservazione, nell’ovvio contesto dell’insediamento umano. Per arrivare a un corretto rapporto con l’ambiente spontaneo è necessario essere il più possibile oggettivi, interagendo con esso con razionalità e, soprattutto, in modo uniforme negli anni. Non sono costruttivi gli entusiasmi passeggeri, magari fomentati da mode o idee che si diffondono al momento. La natura fa parte di ognuno di noi ed è necessario percepirla come qualche cosa di estremamente vicino, indipendentemente dal nostro stile di vita.

Ormai da una decina di anni a Bossolasco, è stata istituita un’area, predisposta con fini didattici, per conoscere i diversi fattori ambientali. L’osservatorio naturalistico Madonna della pace, fondato e curato da Edoardo Monticelli, si estende su un’area attrezzata di circa ventimila metri quadrati, entro la quale sono descritti attraverso illustrazioni gli elementi naturali, in modo da stimolare l’osservatore alla loro ricerca e identificazione in loco: nello specifico al loro apprendimento autogestito. Talvolta si nota per la prima volta un particolare, sebbene esso fosse già visibile da lunghissimo tempo. Quando le osservazioni avvengono in modo spontaneo, esse rimangono in memoria e divengono un valore acquisito personale.
Al fine di proteggere le fioriture stagionali, in particolare quella primaverile di centinaia di orchidee selvatiche, l’area è recintata e vi si può accedere solo organizzando sopralluoghi. Le visite, quale elemento didattico di formazione culturale, sono gratuite e l’offerta è rivolta in modo particolare alle scolaresche.

Riconoscere i singoli microambienti facenti parte di un unico macro è un sicuro avvicinamento al luogo. Per questo, di grande aiuto è l’acquisizione dei comportamenti della flora spontanea. Le orchidee selvatiche ne costituiscono un facile esempio. Queste piante, belle e all’apparenza semplici, rappresentano uno dei livelli di maggiore evoluzione del comparto botanico. Addirittura, alcune specie fanno sì che i loro semi germinino, definendo così la colonizzazione sicura, solo se riscoprono nel substrato la presenza di uno specifico fungo ad esse consociato.

Per meglio dire: quel fungo colonizza il suolo, i semi dell’orchidea, percepita la presenza del micete, sono in grado di riconoscere il terreno a loro adatto e di germinare formando così una nuova popolazione. Una definizione di evoluzione è, infatti, la misura con cui una specie predispone un sicuro futuro di vita alla prole. Nell’area, sono state indentificate ben quattordici differenti specie di queste piante e il momento di maggiore abbondanza è la prima metà di maggio. Vi sono poi casi ancor più particolari. Una specie praticamente assente in Langa, ma non così in Liguria, la barlia robertiana, per alcuni anni è comparsa con relativa fioritura negli spazi dell’Osservatorio a Bossolasco. Si sarebbe supposto il suo benessere e il suo insediamento permanente ma, ad un certo momento, è scomparsa definitivamente. Stessa cosa dicasi per un’altra specie dal fiore particolarmente vistoso come l’orchis simia, che è comparsa per alcuni anni per poi anch’essa sparire. Specie all’apparenza errabonde che si contrappongono a quelle stanziali.

Studiare gli eventi, oltre le singole presenze, induce quindi ulteriore emozione. L’interpretazione degli equilibri e delle relazioni che governano la formazione degli ambienti spontanei è, infatti, assai più complessa rispetto alla descrizione oggettiva dei particolari di ogni essere vivente. Casi, anche di altra natura, possono essere numerosi. Osservare ad esempio la dimensione di un albero nella sua fase adulta, indipendentemente dal suo genotipo, ci offre informazioni circa il luogo e i suoi fattori.

Il lato maggiore dell’area dell’osservatorio è poi tangente, in località San Rocco, alla strada Bicocca oggetto di numerose passeggiate. Proprio su questo lato, sono state poste numerose illustrazioni e, ultimamente, anche mappe per il riconoscimento degli alberi presenti e visibili dalla balconata, sebbene essi siano a differenti distanze. Il riconoscimento degli alberi può avvenire tramite la macro-osservazione quando la distanza è maggiore o, più da vicino, tramite l’analisi dei particolari (micro-osservazione). Coloro che percorrono questo tratto di passeggiata, sono così invitati a fermarsi per contemplare il paesaggio nelle sue caratteristiche, biodiversità e bellezze, aiutati dalla cartellonistica presente.

Le mappe per il riconoscimento delle specie arboree sono state elaborate come foto paesaggistiche che ritraggono le vedute dalle posizioni cui sono installate. Su di esse, è riportata l’identificazione degli alberi (latino, italiano e inglese) tramite una mappatura topografica. Il turista, pur non esperto in botanica, avrà così la possibilità di dare un nome alle singole piante e coglierne più nel dettaglio i particolari di confronto e di riconoscimento.

Quando si gode di una passeggiata negli ambienti di colonizzazione spontanea, è bene avere sempre con sé binocolo e macchina fotografica. Due strumenti importanti. Il primo consente l’analisi del particolare al momento dell’osservazione. La fotografia permette invece un dettaglio più approfondito da casa. Ciò che suggestiona di più nella prima veduta, infatti, non permette l’analisi più approfondita di tante peculiarità che possono emergere solo in un secondo tempo.

Per informazioni è possibile scrivere all’email e.monti celli@viticoltura.com.

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