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Alimentari, rottura sul contratto: lo sciopero è possibile

Alimentari, rottura sul contratto: lo sciopero è possibile

LAVORO  A fine febbraio si è inceppata la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare, che coinvolge oltre 400mila lavoratori.

Da una parte si schierano i sindacati, che chiedono condizioni migliorative per l’intero comparto. Dall’altra Federalimentare, in rappresentanza dei datori di lavoro: al gruppo aderiscono le associazioni nazionali di categoria dell’industria alimentare, per un totale di 7mila imprese produttive con oltre 9 addetti. Federalimentare rappresenta anche il secondo settore manifatturiero, con un fatturato annuo di oltre 137 miliardi di euro.

Parliamo con Andrea Basso, segretario provinciale Flai-Cgil di Cuneo. In una fase di emergenza sanitaria nazionale, l’impasse nella contrattazione rischia di aggravare la situazione. Oppure, come auspicato da molti, il periodo di crisi può servire a migliorare il contesto, reinventando i rapporti tra i soggetti che lo abitano.

Cosa accade nel comparto dell’industria alimentare?

«La trattativa è durata quasi 6 mesi e nonostante le dichiarazioni di facciata in cui Federalimentare preannunciava aperture su temi importanti della nostra piattaforma, ci siamo trovati davanti a un muro. Perciò unitariamente Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil hanno dichiarato lo stato di agitazione sospendendo gli orari in flessibilità e in straordinario».

Quali sono i punti su cui avete insistito? Perché la relazione con Federalimentare sembra essersi incrinata?

«Innanzitutto la proposta economica che ci è stata presentata è stata ritenuta insoddisfacente dall’intera delegazione sindacale. Ma Federalimentare non ha voluto neppure affrontare temi quali la formazione, la classificazione, la comunità di sito (miglioramenti per l’intera filiera del comparto alimentare), il welfare (ad esempio, il miglioramento della previdenza complementare e della sanità integrativa), i giovani e il ricambio generazionale. Tematiche che, in un contratto quadriennale, riteniamo fondamentali per ragionare in prospettiva, in un settore che gode di un andamento positivo».

Cosa accadrà dunque? La situazione sanitaria nazionale è grave, come vi muoverete in questo contesto?

«Se la situazione non si dovesse sbloccare e se Federalimentare non ci richiamasse al tavolo, seppur in un momento di estrema criticità generato dal coronavirus, saremmo costretti a proseguire con i blocchi e a proclamare uno sciopero. Magari già per la fine di marzo».

Roberto Aria

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