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La fede ci fa credere in Gesù più che nei miracoli

PENSIERO PER DOMENICA – QUARTA DI QUARESIMA – 22 MARZO

L’epidemia di coronavirus ci ha fatti piombare tutti improvvisamente nel buio, in un momento in cui la natura ci regala un prolungato anticipo di primavera, con luminose giornate di sole. È il buio della paura e della diffidenza, il buio della recessione economica, il buio dell’incertezza del futuro. Lampada ai nostri passi può essere la parola di Dio, letta e meditata personalmente, vista l’assenza di celebrazioni liturgiche. Le letture della IV domenica di Quaresima offrono sprazzi di luce.

La fede ci fa credere in Gesù più che nei miracoli
La guarigione del cieco nato, particolare tratto da un sarcofago, esempio di arte paleocristiana del III secolo dopo Cristo (Roma, Museo nazionale).

Non fermarsi alle apparenze. È la provocazione del profeta Samuele (1Sam 16,1-13), chiamato a scegliere il successore di Saul. Dopo aver scartato i sette figli che Jesse gli ha posto dinanzi, manda a chiamare il più giovane, Davide, proprio quello che il padre aveva “nascosto”, per via della giovane età e dei capelli rossi! Nel bene e nel male, ci sono cose che non si vedono: come solo gli occhi della scienza sono in grado di individuare un microscopico virus, così solo gli occhi della fede sanno scorgere grandezze umane e gesti di bontà altrimenti invisibili.

Lasciarci aprire gli occhi da Gesù, come ha fatto il cieco nato (Gv 9,1-41). Il racconto evangelico è una parabola in azione, un racconto animato, vivo, pittoresco, ricco di particolari. Mentre tratteggia il carattere di Gesù – “luce del mondo” – e il cammino di fede del cieco guarito, sottolinea la malafede dei farisei, ciechi anche di fronte all’evidenza. Come in tutti i racconti giovannei di miracoli, l’iniziativa è di Gesù. Il cieco non se l’aspetta; addirittura non sa nemmeno chi sia Gesù. Mentre nei Sinottici, i miracoli sono sempre preceduti da una richiesta più o meno esplicita del malato o dei parenti, nel quarto Vangelo, i miracoli di Gesù evidenziano che la salvezza è un dono totalmente gratuito di Dio. Addirittura inatteso! Forse per questo più gradito. La risposta al dono è la fede, che non è credere nei miracoli, ma in Gesù. La fede è una relazione d’amore, un legame personale, che spesso nasce da una lettura non preconcetta di fatti personali e storici.

Vivere come figli della luce. Le parole della lettera agli Efesini (5,8-14) – «Comportatevi come figli della luce» – sono un invito a essere come Gesù, “luce del mondo”. Mentre «l’uomo vede l’apparenza, il Signore vede il cuore»: per questo vede le sofferenze nascoste e i semi di bontà. Realtà presenti nel mondo e attorno a noi. Possiamo vederli solo se lasciamo che Gesù ci apra gli occhi.

Lidia e Battista Galvagno

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