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Le proteste del sindaco della Lega evitano la chiusura del pronto soccorso di Borgosesia. Marello e Rossi (Pd): «Discriminati i territori».

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TORINO Ieri l’Unità di crisi del Piemonte ha sospeso l’attività dei pronto soccorso con un numero basso di accessi (Giaveno, Venaria, Lanzo, Nizza, Borgosesia, Bra e Ceva) al fine di liberare personale medico per far fronte all’emergenza in corso. Del resto proprio ieri il presidente Cirio ha chiesto aiuto al governo perché saremmo vicini al collasso del sistema sanitario regionale. Una scelta dolorosa ma necessaria in un momento così drammatico, peraltro fatta senza il preventivo coinvolgimento dei sindaci interessati che sono stati informati a scelta fatta, cosa assolutamente scorretta nel metodo.

«Oggi abbiamo letto che il pronto soccorso di Borgosesia resterà aperto dopo che il sindaco del paese, nonché parlamentare della Lega, ha “alzato la voce”», commentano in una nota i consiglieri regionali del Pd Maurizio Marello e Domenico Rossi.

«Nel tempo della più grande emergenza che abbiamo mai conosciuto un comportamento di questo tipo ci pare molto ambiguo e anche pericoloso per la salute dei piemontesi. Infatti o mancava l’urgenza e l’Unità di crisi ha sbagliato ad assumere quella decisione (cosa che francamente facciamo fatica a credere) e allora la si ritiri per tutti, oppure l’urgenza esiste e il sindaco di Borgosesia deve farsene una ragione, come gli altri. Non vorremmo che si discriminassero i cittadini piemontesi sulla base dell’appartenenza politica del primo cittadino del paese in cui abitano. Questo sarebbe inaccettabile», aggiungono i due esponenti del Partito democratico.

«Non conosciamo la decisione finale che prenderà l’Unità di crisi in giornata ma esigiamo che tutta l’attenzione e gli approfondimenti logistici (distanze, disagi per la popolazione, numero di abitanti serviti dalle strutture chiuse, ampiezza geografica del bacino di utenza), che ci risultano essere stati fatti sul caso di Borgosesia, siano messi in campo anche per gli altri territori. Non si può chiedere alle minoranze e ai sindaci coinvolti dalla chiusura dei pronto soccorso senso di responsabilità e poi assistere a una retromarcia del genere. In questi giorni abbiamo bisogno di decisori capaci di scegliere senza tornare indietro di fronte al primo che alza la voce, magari anche perché del proprio partito. Si coinvolgano i sindaci sulle decisioni delicate, lo si faccia per tempo, ma poi si tenga la posizione… In tempo di emergenza è fondamentale, a tutela della salute dei nostri cittadini».

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