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Montà: la Insit chiude lunedì 30. Attivo solo il settore plastica

La Insit incrementa, assume ed è corteggiata dalla Borsa

MONTA’  In seguito alla diffida rivolta alla Insit di Montà da parte dei Sindacati (i quali sostenevano che l’azienda, specializzata nella produzione di articoli in gomma per l’industria automobilistica, dovesse cessare la produzione poiché non rientra tra gli impianti essenziali compresi nel decreto del Presidente del Consiglio) abbiamo interpellato la titolare Anna Debenedetti e il responsabile dello stabilimento Giorgio Pejrani.  «Premesso che la lettera di diffida, a cui abbiamo risposto subito attraverso i canali ufficiali, contiene diverse falsità e imprecisioni, precisiamo che non è vero che l’Insit non rientri tra le attività essenziali comprese nel decreto del 22 marzo: il nostro codice Ateco primario (che cataloga la tipologia di azienda) era tra quelli elencati nelle attività essenziali. Col decreto del 25 marzo il codice Ateco primario (legato alla lavorazione della gomma) è uscito dalla lista, ma è rimasto tra le attività essenziali il nostro codice secondario (quello legato alla lavorazione della plastica). Tuttavia, da lunedì 30 marzo saremo chiusi, se non per alcune specifiche e urgenti lavorazioni legate proprio al reparto che ci è consentito, per legge, di tenere aperto. Tutto questo è stato comunicato tempestivamente ai nostri dipendenti», affermano Debenedetti e Pejrani.

«Vogliamo ribadire che riteniamo prioritaria la sicurezza del personale. Abbiamo adottato fin da subito tutte le procedure per garantire la sicurezza dei lavoratori previste dal protocollo di regolamentazione negli ambienti di lavoro firmato dal presidente del Consiglio Conte e dalle parti sociali il 14 marzo. Tale protocollo è stato approvato il 19 marzo anche dalle nostre Rsu», aggiungono i vertici della Insit, che concludono: «Sottolineiamo, inoltre, che la direzione non ha ricevuto alcun particolare appello da parte dei lavoratori a cessare l’attività produttiva e che quindi siamo rimasti del tutto spiazzati dalla diffida. Tutti siamo consapevoli dei tempi difficili che stiamo vivendo e tutti abbiamo paura. In queste settimane abbiamo già fatto alcuni giorni di chiusura per ridurre al minimo i rischi e abbiamo lavorato, e lavoreremo, il minimo indispensabile per rispettare alcune scadenze inderogabili».

Andrea Audisio

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