L’apertura dell’ospedale di Verduno è vicinissima

L’assessore regionale Icardi: il nuovo ospedale di Alba-Bra è una risorsa in questa fase molto delicata. È soltanto un’ipotesi, ma è tra quelle a cui stiamo lavorando

Pure Verduno tra le soluzioni per combattere il coronavirus

AGGIORNAMENTO del 16 marzo

VERDUNO L’apertura del nuovo ospedale di Verduno è vicinissima. La Regione Piemonte è al lavoro sul decreto per farne il centro regionale per i pazienti in terapia intensiva completando la sistemazione di macchinari e arredi. Negli ultimi giorni si sono susseguiti gli incontri per velocizzare il rilascio delle certificazioni mancanti e, molto probabilmente oggi, verrà firmato il documento decisivo per l’apertura.

Il presidente della Regione Alberto Cirio conferma: «Verduno aprirà e sarà l’ospedale di riferimento per tutto il Piemonte per la terapia intensiva contro il coronavirus».

Riproponiamo qui sotto l’intervista con l’assessore regionale Icardi, pubblicata sul numero di Gazzetta d’Alba del 10 marzo.

L’INTERVISTA  Con molta probabilità, l’assessore alla sanità piemontese Luigi Icardi non si sarebbe mai aspettato di dover affrontare la maggiore emergenza sanitaria verificatasi in Italia negli ultimi decenni. «Da quando è scoppiata l’emergenza, non ho più una vita. La stanchezza si fa sentire, ma andiamo avanti e cerchiamo di fare del nostro meglio», esordisce l’ex sindaco di Santo Stefano Belbo.

Assessore, in Piemonte a che punto è l’epidemia di coronavirus?

Pure Verduno tra le soluzioni per combattere il coronavirus 1«Siamo agli inizi e ci aspettiamo un aumento dei casi: il Piemonte è una coda della Lombardia ed è impossibile circoscrivere un virus entro confini geografici. Nella nostra regione, non c’è un focolaio interno, anche se preoccupano due situazioni: l’aumento dei casi in provincia di Asti e in provincia di Alessandria, oltre, naturalmente, ai casi emersi nella provincia di Cuneo».

Se il virus non si può arrestare, che cosa si può fare?

«Si può cercare di rallentare la curva epidemica, con una distribuzione dei casi nel lungo periodo, evitando un picco che metterebbe a rischio la risposta del sistema sanitario nazionale. È questo l’obiettivo delle misure di mitigazione previste dal Governo. In particolare, stiamo attuando le due misure più efficaci, come dimostrano studi in materia: l’isolamento del 90 per cento dei casi e la chiusura delle scuole. Tutti i cittadini sono chiamati a tenere comportamenti preziosi: deve essere chiaro che siamo a rischio, anche se in un soggetto giovane la risposta alla malattia sarà migliore, mentre a fare più fatica sono le persone anziane, con più patologie. A questi ultimi è rivolto l’appello a evitare i contatti sociali non necessari per le prossime due o tre settimane».

Il problema più urgente è la carenza dei posti letto in terapia intensiva: come si sta muovendo il Piemonte?

«A livello logistico, è questo il vero problema, se si pensa che la terapia intensiva è necessaria per oltre l’8 per cento delle persone che contraggono il virus. Stiamo intervenendo su vari fronti: abbiamo ridotto gli interventi chirurgici in tutte le strutture della regione, mantenendo solo quelli urgenti; comprato postazioni di ventilazione per oltre 2 milioni di euro; avviato la conversione dell’ospedale di Tortona nel primo Covid hospital del Piemonte. Nella rete regionale, oggi i posti in terapia intensiva sono saliti a 300, di cui 64 destinati al coronavirus: è fondamentale averne a sufficienza, così da garantire la disponibilità anche per le altre emergenze».

Mentre si parla di carenza di terapia intensiva e d’emergenza sanitaria, il pensiero va a Verduno, dove c’è un grande ospedale di ultima generazione pronto, la cui apertura continua a tardare per una questione di certificazioni: che dice, assessore?

«Ammetto che l’ospedale nuovo di Verduno sarebbe una risorsa preziosa per il Piemonte, in questa fase così delicata. Dico che ci stiamo pensando: a oggi è un’ipotesi residuale, ma è tra quelle su cui stiamo lavorando».

Importante è salvaguardare la salute di medici, infermieri e operatori, che spesso in ospedale sono carenti. Anche in Piemonte, ci sono stati pronto soccorso e reparti chiusi per contaminazione, con personale in quarantena: è accaduto perché non sono state rispettate le procedure, Icardi?

«Non si tratta di una falla del sistema, ma di pazienti arrivati in pronto soccorso con pochi sintomi o che non hanno riferito di aver avuto contatti con le “zone rosse” e per questo non erano identificabili come sospetti casi di coronavirus nella fase di pre-triage attuata nelle tende allestite all’ingresso. Una volta arrivato l’esito del test, è scattata la quarantena per tutto il personale entrato in contatto con loro. Per questo, è importante non recarsi in pronto soccorso se si è affetti da sintomi similinfluenzali e contattare telefonicamente il proprio medico di famiglia o il 112. Gli ospedali vanno salvaguardati: tra le varie misure, abbiamo ridotto anche i prelievi e le visite ambulatoriali, se non quelle urgenti nel breve periodo».

Per far fronte all’emergenza, assumerete personale?

«Come Giunta, di concerto con le università, abbiamo predisposto un piano di assunzione per un centinaio di specializzandi in medicina del quarto e del quinto anno. Se sarà necessario, attueremo le stesse misure anche per gli infermieri e gli operatori sociosanitari».

Francesca Pinaffo

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