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Quel bene prezioso della libertà che non è apprezzato a sufficienza da chi ce l’ha

Quel bene prezioso della libertà che non è apprezzato a sufficienza da chi ce l’ha

LETTERA AL GIORNALE La vicenda di questi giorni dell’arresto in Egitto del giovane ricercatore Patrick Zaky, che stava svolgendo un periodo di studio a Bologna, riporta indubbiamente alla mente la tristemente nota vicenda di Giulio Regeni. Le due questioni sono entrambe molto complesse, e non voglio affatto sminuirle, ma vorrei concentrare il mio discorso su altri aspetti, al di là della cronaca dei fatti, o almeno, dei fatti di cui sappiamo.

Accanto a intricate dinamiche di relazioni economico-politiche tra Italia ed Egitto, che però mai dovrebbero prevaricare la libertà e la vita di un individuo, e a una politica negli anni estremamente retorica e poco efficace sul caso Regeni, c’è una terza dinamica che mi preoccupa fortemente dal lato umano: spesso sui social capita di leggere commenti che lasciano trasparire un più o meno velato senso di godimento per la detenzione di queste persone, per le presunte torture, per l’essere arrestati in base a ragioni di dissenso politico. La vicenda Zaky è chiaramente in continuo divenire, quella Regeni è ancora piena di ombre, ma che società è quella dove c’è chi esulta per le tragiche sorti di altri? È questa la società civile ed evoluta? Non so darmi una risposta.

Gioele Giachino – località Altavilla (Alba)

Gentile Giachino, grazie per le sue considerazioni su quanto sta avvenendo in un Paese molto vicino a noi, appena dall’altra parte del Mediterraneo, e con il quale l’Italia ha rapporti da sempre. Come in un riflesso condizionato, l’Egitto ci richiama le vicende bibliche del popolo d’Israele, ridotto in schiavitù e liberato grazie all’azione di Mosè. Così come ci richiama quella splendida civiltà delle piramidi, dei faraoni e del Nilo, fino ai molti egiziani che vivono e lavorano onestamente in Italia, accanto alle numerose mete per vacanze invernali privilegiate da tanti connazionali. Insomma, tra le due sponde del Mediterraneo c’è molto traffico ed è inevitabile che ci siano frizioni, soprattutto quando i sistemi politici di riferimento non coincidono. Non bisogna infatti dimenticare i gravi squilibri sociali ed economici che opprimono l’Egitto, i regimi politici che negano i diritti fondamentali delle persone e situazioni di intolleranza come quella religiosa praticata nei confronti dei copti cristiani o quella ideologica verso le minoranze. Tutto questo spiega (ma non giustifica) i casi come quelli di Regeni e Zaky. Noi italiani abbiamo la fortuna di vivere in un Paese democratico, costruito con il sacrificio dei nostri padri che si sono battuti per la libertà, l’uguaglianza e la dignità di tutti i cittadini, ma corriamo il rischio di dimenticarci quanto è preziosa l’eredità ricevuta. Rischiamo di sprecarla e avvelenarla con atteggiamenti legati più al pregiudizio, all’ideologia, quando non addirittura alla stupidità. Occorrono molta vigilanza, impegno civile, partecipazione, denuncia, senso del bene comune perché il Paese cresca anziché finire nel baratro della dittatura. Il passato dovrebbe insegnarci qualcosa, se solo avessimo la pazienza di studiarlo.

g.t.

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