IL COLLOQUIO Per i medici impegnati ad arginare l’epidemia da Covid-19 si profila uno scudo giuridico che consentirà loro di lavorare più serenamente. Ne parliamo con l’avvocato Roberto Ponzio.
Sarà così o dovranno continuare l’attività sotto la minaccia di processi, Ponzio?
«Nel Paese degli annunci, è difficile prevedere se ci sarà una riforma. C’è, però, allo studio, una bozza di emendamento teso a introdurre limitazioni alla responsabilità civile e penale degli esercenti la professione sanitaria».
Ritiene giusto tutto ciò?
«Mi pare sacrosanto. Ai medici e infermieri si plaude dai balconi, vengono qualificati eroi in quanto disposti a sacrificare la propria vita dopo essere stati infettati. Non possono agire con la prospettiva di denunce penali o di cause civili per danni. È necessario assicurare loro tranquillità, senza doverli spingere a una medicina difensiva e, cioè, a prescrivere cure ed esami superflui per mettersi al riparo da future ed eventuali accuse».
Come potrebbe intervenire il legislatore?
«Predisponendo una norma temporanea ed eccezionale. Potrebbe essere l’occasione per un intervento più sistematico, rivedendo i presupposti della responsabilità ancorabile all’ipotesi di dolo o di colpa grave».
Sui siti Internet, però, vi sono inserzioni di avvocati che offrono assistenza gratuita per chi si ritiene vittima di malasanità legata al Covid-19…
«Sono deprecabili forme di sciacallaggio e accaparramento della clientela, che ledono il decoro della nostra professione. Dovrebbero intervenire con tempestiva severità gli organi di vigilanza».
E c’è chi pensa di allargare lo scudo penale anche alla classe politica, per metterla al riparo da eventuali errori.
«Sono prospettive distinte, che non possono essere sussunte e sovrapposte. Un conto sono le colpe mediche, un altro gli errori politici. La condotta di un medico dovrà essere valutata anche in base ai mezzi a disposizione. Se mancano i tamponi o le mascherine, che colpa può avere il medico? Anzi, il sanitario potrà chiamare in causa lo Stato che lo ha mandato allo sbaraglio a mani nude».
Quindi, si potrebbe instaurare un contenzioso tra Stato e medici?
«Sicuramente. Anche sotto un altro profilo: oltre un centinaio di medici e molti infermieri sono morti sul lavoro. I loro familiari, ricorrendone i presupposti, potrebbero chiedere i danni per non aver adottato le adeguate tutele».
In questi giorni è in atto una dura polemica fra medici piemontesi e l’Unità di crisi. Chi ha ragione?
«In momenti così eccezionali e caotici sicuramente sono possibili disfunzioni. Ritengo, però, che al momento, sia necessario salvare più vite possibili con la cooperazione di tutti. Ci sarà poi il momento per accertare eventuali colpe. Chi ha combattuto in trincea dovrà essere gratificato e la programmazione della sanità pubblica dovrà subire una drastica revisione».
g.a.