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Mattia: «Ho abbandonato i banchi. Ora coltivo ortaggi e anche sogni differenti»

Mattia: «Ho abbandonato i banchi. Ora coltivo ortaggi e anche sogni differenti»

LA STORIA  «Ho un piccolo orto: aiuto i miei familiari nelle coltivazioni di fragole e ortaggi. Per me è difficile sopravvivere in questo modo, però riesco a coprire almeno le spese alimentari e quelle dell’affitto di casa: sempre meglio di niente. Se non avessi lasciato la scuola troppo presto, forse oggi la mia vita sarebbe diversa. È vero! Ma al tempo delle scuole medie le cose non andavano molto bene: ero dislessico e nessuno si è mai preso la briga di darmi una mano. Le insegnanti pensavano fosse un mio problema di motivazione, così mi bocciarono per due volte. I miei compagni, invece di supportarmi almeno un po’, di aiutarmi, mi prendevano in giro. Ricordo ancora oggi le loro voci. Dicevano “ritardato” oppure “testa vuota”. Ferite che rimangono vive: ancora in questo momento, quando qualcuno mi fa una battuta scherzosa, non riesco a prenderla bene, sento il mio stomaco infuocarsi, come se qualcuno riaprisse un buco interiore. I miei genitori ce la mettevano tutta, ma erano poveri, avevano altro a cui pensare. Quando lo stress aumentò, decisi di abbandonare la scuola».

Mattia ha oggi 23 anni, vive ad Alba, in zona Moretta, e racconta come la sua vita lavorativa abbia preso  una strada molto difficile. «Mando molti curriculum, ma gli impieghi che trovo sono tutti molto precari o sottopagati. Meglio, allora, stare con la mia famiglia e lavorare così che farmi venire il sangue amaro», spiega.

«Il lato negativo è che non puoi permetterti di sognare, di spaziare nella vita con la fantasia. È come se il tracciato stradale su cui è possibile muoversi fosse più ristretto rispetto a quello degli altri. So che il mio destino è segnato; devo per forza proseguire così, fare lavoretti manuali senza una prospettiva  di crescita. Piano piano ho imparato a vedere il mio lavoro come un mero strumento per vivere e niente di più. Non penso sia colpa mia. Ma non voglio nemmeno esagerare e piangermi addosso. Dedico ad altro la mia forte creatività: mi piace molto disegnare fumetti e anche correre nei boschi. Chissà che un giorno queste attività non potranno diventare un lavoro. Chissà se potrò sognare!».

m.v.

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