La pandemia non è finita ma ci sono ancora troppi assembramenti

Coronavirus: il prefetto di Milano requisisce 20 mila mascherine

BRA «La pandemia non è finita», ha dichiatato l’Oms nella giornata di venerdì 19 giugno. Formare un assembramento, ovunque esso si verifichi, è vietato ancora oggi nella cosidetta Fase 3, ma girando per la città questa norma viene disattesa. In viale Madonna dei fiori ci sono file davanti ad alcuni bar e gelaterie, con persone senza mascherina, senza rispetto della distanza di sicurezza, senza percorsi alternativi o obbligati. Anche in centro, in alcune occasioni, la situazione è uguale.

A distanza di tre mesi, dal tristissimo 18 marzo quando file di autocarri militari trasportavano le salme di tanti defunti diretti ai crematori sembra un lontano e sbiadito ricordo. Il virus è presente non è terminata la pandemia eppure la gente si comporta senza badare al rischio di ritornare daccapo e nessuno sembra far rispettare le regole. Per non parlare di gente che entra in alcuni negozi senza mascherina, senza che i commercianti invitino a indossarla. Ci sono però anche esercenti di bar o negozi che fanno rispettare le regole.

Le risposte a questi problemi li vogliamo dalla gente e anche da chi dobrebbe tutelare l’ordine, però 17 vigili non possono farcela e neppure i bravi volontari. Che fanno già il loro dovere. Serve davvero l’impegno di tutti per non ritornare indietro. Si spera di non dover ritornare alle zone rosse o alle rianimazioni piene o al sacrificiio di medici e infermieri vestiti come astronauti.

Sta invece andando bene la gestione della sicurezza sanitaria per quanto attiene le celebrazioni religiose: in tutte le chiese della città sono allestiti percorsi, banchi numerati, funzioni all’aperto. E la gente si sta mostrando collaborante.

Laddove situazioni e tempo lo permettono, Messa all’aperto è la più sicura; ma anche l’esperienza del santuario di Madonna dei fiori di utilizzare alle 10.30 della domenica la chiesa e la cripta sotto il nuovo santuario si sta dimonstrando una soluzione utile, permettando maggior afflusso di fedeli in sicurezza.

Un esempio di percorso in sicurezza e accoglienza è quello che si sta facendo dai Salesiani. Si arriva in cortile e un volontario indirizza al parcheggio. Poi un percorso transennato conduce una persona alla volta, ma senza fare lungaggini alla scalinata, dove alla sommità due volontari controllano presenza di mascherina e provvedono a somministrare il disinfettante alle mani. Entrati inchiesa altri due volontari indirizzano nel posto assegnato. Quando fa bello celebrazione fuori, quando tempo incerto o brutto, metà in chiesa e metà sotto il porticato. La comunione si avvale di almeno sette tra sacerdoti e ministri dell’Eucarestia. E al termine, uscita contingentata su indicazione di due volontari mentre l’assemblea canta la lode finale.

Questa è la fede al tempo del coronavirus: partecipazione all’assemblea, perché nulla sostituisce la Messa, “Pasqua della settimana”, ma partecipazione sicura e consapevole.

Lino Ferrero

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