Ecco chi può dare un sollievo alla nostra vita

PENSIERO PER DOMENICA – XIV TEMPO ORDINARIO – 5 LUGLIO 2020

Viviamo un momento difficile. Sull’estate che dovrebbe essere la stagione del riposo spensierato, si addensano nubi fosche. Con la fine del lockdown stanno emergendo tutti i problemi che la pandemia aveva occultato, resi spesso più gravi proprio dalla pandemia. Come comunità cristiana, nel momento di maggior bisogno non riusciamo a far risuonare, soprattutto alle orecchie dei giovani, le parole di Gesù che chiudono il Vangelo di questa domenica (Mt 11,25-30): «Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro». Proviamo allora a far “parlare” questa pagina, definita come “una gemma giovannea” incastonata nel testo di Matteo.

Ecco chi può dare un sollievo alla nostra vita
Gesù benedice i bambini, da una miniatura araba del XVII secolo (Parma, Biblioteca palatina).

Anche Gesù ha provato lo sconforto. Il brano di Matteo è preceduto dal rifiuto delle benestanti città del Lago di Tiberiade e seguito dallo scontro sul rispetto del sabato con i farisei. È in momenti come questi che Gesù conferma la bontà della sua impostazione di vita: l’aver scelto come amici e compagni di viaggio, come primi destinatari del suo Vangelo i poveri, i semplici, gli emarginati. Di qui il suo inno di lode al Padre: «Ti ringrazio… perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli». Non si tratta di populismo: anche noi, a pensarci bene, forse abbiamo imparato i fondamentali della vita e della fede più da anime semplici e di modesta cultura che non da dotti e luminari.

La novità cristiana può essere colta in modi e livelli diversi. C’è chi, come Paolo, ha usato le risorse della sua straordinaria intelligenza per cercare di fare luce sul mistero inaccessibile di Dio (Rm 8,9-13). Ma nella storia cristiana c’è anche l’immensa schiera dei poveri che sono entrati in tale sintonia con il mistero del regno di Dio da farvi parte a pieno titolo, traendo dalla loro fede ragioni di vita e di speranza. Papa Francesco, nell’Evangelii gaudium, ha richiamato l’attenzione su questa fede popolare, facendone un punto di riferimento: il Vangelo di Gesù dà i suoi frutti solo là dove diventa sale di vita e lievito di speranza.

Gesù ha parlato con tenerezza e affetto. Sapeva bene che quando si tratta di rivitalizzare la speranza il tono è importante quanto le parole. L’immagine del giogo è emblematica: veniva usata dalla tradizione giudaica per indicare la Legge e le sue molteplici, gravose, spesso impossibili esigenze. Per lui l’unico “giogo” è quello dell’amore, che quando è profondo e autentico rende leggeri anche i pesi più gravosi e gli impegni più stressanti. Seguire Gesù è trovare ristoro per la nostra vita.

Lidia e Battista Galvagno

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