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Anche Natale è un tempo di conversione e ritorno a Dio

SACRAMENTI Come ci si può confessare per Natale, con questa pandemia, cercando di evitare il contagio e seguire il distanziamento? E tenere la mascherina, mentre si dicono i peccati? E ascoltare quello che dice il sacerdote da lontano, parlando piano per riservatezza, e anche lui con la mascherina? O ci sarebbe un altro modo per confessarsi?

La liturgia prevede già, in circostanze eccezionali, in cui non è possibile avvicinarsi a un sacerdote per la confessione personale, una celebrazione comunitaria con l’assoluzione generale a tutti, senza prima confessare i propri peccati al sacerdote. Una modalità presente nel rituale della Penitenza dal 1974, come “terza forma” della Riconciliazione, dopo quella individuale (ogni penitente si accosta al sacerdote) e dopo quella con celebrazione comunitaria e poi confessione personale.

Anche Natale è un tempo di conversione e ritorno a Dio
Natale invita all’incontro con Cristo e con il prossimo in cui si incarna

Ora, per evitare contagi e non mettere a rischio la salute di fedeli e ministri, i vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta, consultata la Penitenzieria apostolica, hanno concesso di usare la terza forma, “la Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale”, nel periodo che va dall’Avvento fino alla solennità dell’Epifania 2021.

Ogni celebrazione della Riconciliazione non consiste soltanto nel ricevere l’assoluzione per i peccati, ma è il momento culminante di un cammino di conversione, segnato da scelte, dove io prendo coscienza di non essere contento della mia vita, perché non sono come vorrei essere, non sono fedele alle mie scelte fondamentali, non sto camminando nella verità. Ecco allora la decisione di uscire da un’esistenza superficiale e senza amore, di fare ordine nella vita. Inizia così un allenamento spirituale, di liberazione quotidiana dalla superficialità, dal senso di vuoto e di dissipazione, dalle azioni di rifiuto deliberato di Dio e del suo amore, dalla cattiveria egoista e violenta verso i miei simili e dallo sfruttamento ingannevole delle persone.

Ma allo stesso tempo mi accorgo di non farcela da solo, con le mie forze. Allora eccomi a cercare il Cristo, leggendo il suo Vangelo e celebrandolo nella Chiesa con i fratelli e le sorelle, e chiedendo di aiutarmi nel cambiamento, per essere una persona nuova. È qui che si inserisce la celebrazione della Riconciliazione, dove faccio esperienza della misericordia e del perdono di Dio, dove insieme ai fratelli e sorelle – anch’essi bisognosi di perdono – mi immergo nel suo amore smisurato che cancella i peccati e rinnova il cuore. La celebrazione della Penitenza quindi è in relazione al mio cammino di conversione, per non tornare più a essere quello di prima, ma una persona diversa, per vivere libero dalle meschinità e percepire l’amore del Cristo su di me.

La “Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale” – prevista in questo tempo natalizio dai vescovi per la pandemia – è una celebrazione comunitaria della misericordia e del perdono del Signore. Dopo i riti iniziali, viene proposto l’ascolto della parola di Dio, per essere illuminati a riconoscere i propri peccati e sentirsi chiamati alla conversione. L’omelia del sacerdote, mentre prepara alla confessione, propone la “soddisfazione”, detta “penitenza”, un passaggio importante della Riconciliazione, dove ognuno, mentre si pente dei peccati commessi e propone di evitarli, decide di riparare gli scandali e i danni provocati. La soddisfazione non è solo un’espiazione delle colpe commesse, ma anche un modo concreto per iniziare una vita nuova. Corrispondendo, per quanto possibile, alla natura e gravità dei peccati commessi, essa offre a ognuno la possibilità di riparare là dove ha mancato. Per questo la “penitenza” non dovrebbe limitarsi alla recita di qualche Pater-Ave-Gloria, ma adattarsi alla vita della persona, con proposte di amore-carità verso Dio e il prossimo, come la riscoperta della parola di Dio, la preghiera, la sobrietà personale, un servizio al prossimo o opere di misericordia.
Il rito, dopo l’esame di coscienza in silenzio, prosegue con l’invito a coloro che vogliono trovare l’assoluzione a inginocchiarsi, a recitare la formula generale (il Confesso a Dio…) battendosi il petto tre volte, a invocare il Kyrie eleison, ad alzarsi in piedi e rivolgersi a Dio con il Padre Nostro, a ricevere dalle mani del sacerdote l’assoluzione generale nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito. L’assemblea, con i fratelli appena riconciliati, eleva un canto di lode. Il sacerdote congeda i fedeli ricordando che la vita è un cammino e invita a lasciarsi guidare dal Signore con l’amore e la pazienza di Cristo.

don Francesco Mollo

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