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Covid: i test diagnostici utilizzati in Piemonte sono in grado d’identificare le varianti del virus

L’assessore Marnati: «Reagenti e test, sia molecolari sia antigenici, utilizzati dai nostri laboratori pubblici e accreditati, prevedrebbero già l’identificazione delle possibili varianti virali».

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Matteo Marnati

TORINO I test diagnostici, sia molecolari sia antigenici rapidi utilizzati in Piemonte, prevedono rispettivamente la ricerca di più geni virali e di una proteina altamente conservata del virus (nucleoproteina) e, dunque, sono in grado d’identificare le varianti del Coronavirus, secondo quanto richiesto dalla nota dell’Istituto superiore di Sanità in proposito. Tecnicamente la nuova variante, identificata recentemente nel Regno Unito ma segnalata nel mondo da settembre e a oggi da altri Paesi europei quali Danimarca, Paesi Bassi, Belgio e Italia, è caratterizzata da mutazioni multiple della proteina S (Spike), oltre che dalla presenza di altre mutazioni in altre regioni del virus.

«Alla luce di quanto richiesto dalla nota dell’Istituto superiore di Sanità», afferma l’assessore regionale alla Ricerca applicata Covid, Matteo Marnati, «mi sono immediatamente attivato per verificare, attraverso le nostre strutture, l’eventuale criticità dovuta alla variante del virus. È stata fatta una pronta valutazione dei reagenti che utilizzano i nostri laboratori, pubblici e accreditati dalla Regione Piemonte, e abbiamo verificato che l’eventuale variante è coperta, perché i reagenti utilizzati e i test diagnostici acquistati dal Dirmei e dalle Asl piemontesi, prevederebbero già la ricerca di più geni virali e quindi sono in grado di ricercare tutte le possibili varianti note del Coronavirus». Aggiunge Marnati: «A Torino si consolida la collaborazione tra l’ospedale Amedeo di Savoia e l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, che uniscono in sinergia competenze scientifiche e dotazioni tecnologiche avanzate per lo studio della diffusione in Piemonte delle nuove varianti del Covid-19. Da gennaio le varianti del virus potranno essere identificate sia attraverso il sequenziamento dell’intero genoma virale con tecniche di nuova generazione, sia con il sequenziamento mirato su segmenti genici specifici in una casistica di campioni già in corso di selezione».

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