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Il personale scolastico con contratto Covid ancora senza stipendio

Foto di repertorio
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SCUOLA «In Piemonte centinaia di lavoratori e lavoratrici con contratti Covid continuano a non ricevere lo stipendio». Lo denunciano, ancora una volta, Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola del Piemonte che hanno incontrato l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte.  I sindacati ribadiscono con fermezza che, se le cose non cambieranno, «attueranno a livello territoriale, tutte le azioni, dalla mobilitazione alla tutela giudiziaria di ciascuna lavoratrice e di ciascun lavoratore».

«È molto grave che lo Stato, in qualità di datore di lavoro, si mostri inadempiente nei confronti dei precari della scuola», dichiara l’assessore regionale all’istruzione Elena Chiorino a fronte del mancato pagamento al personale docente e Ata assunti con contratto Covid dei mesi di settembre e ottobre. «Non possiamo dimenticare – prosegue Chiorino – che sono una categoria fragile dal futuro lavorativo incerto. Dietro a delle professionalità vi sono delle famiglie che, con grandi sacrifici, spesso si sono trasferite in Piemonte da altre regioni, per un lavoro, seppur temporaneo. Siamo davanti all’ennesima circostanza tanto inverosimile quanto intollerabile: ho scritto una lettera al Ministero per chiedere un aggiornamento della situazione e che siano date delle risposte certe a chi le attende da mesi».

«Presenterò un’interrogazione ai ministri Azzolina e Gualtieri per fare chiarezza sul mancato pagamento degli stipendi ai supplenti Covid, insegnanti che da ottobre si sono messi a disposizione e lavorano nelle difficili condizioni imposte dall’emergenza sanitaria», annuncia la vicecapogruppo del Pd alla Camera, Chiara Gribaudo. «La maggioranza oggi non ha ancora ricevuto nemmeno una mensilità e non sa più come affrontare le spese quotidiane. Di qualsiasi errore contabile si tratti, non può ricadere sulle spalle di questi lavoratori. I rimpalli burocratici rischiano di costringerli al licenziamento, lasciando loro senza un lavoro e migliaia di studenti senza didattica. Due rischi che in questa situazione di crisi sociale ed educativa non possiamo assolutamente correre».

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