Smog a Torino, indagati Appendino, Cirio, Fassino e Chiamparino per inquinamento colposo

Smog a Torino, la procura emette avvisi di garanzia per Appendino, Cirio, Chiamparino, Fassino e altri

TORINO Sei anni di smog, di sforamenti dei valori soglia, di provvedimenti che si dovevano prendere e non sono stati presi. La cappa di inquinamento che grava su Torino diventa un caso giudiziario. Dalla procura parte una raffica di inviti a comparire che investe i vertici istituzionali del Comune e della Regione delle due ultime consiliature senza risparmiare nessun colore politico: il centrodestra, il centrosinistra, il Movimento 5 stelle. Sono indagati la sindaca Chiara Appendino (M5s) e il suo predecessore Piero Fassino (Pd), il governatore Alberto Cirio (Fi) e il suo predecessore Sergio Chiamparino (Pd). Poi gli assessori all’ambiente, presenti e passati, di Comune e Regione: Alberto Unia, Stefania Giannuzzi, Enzo Lavolta, Alberto Valmaggia e Matteo Marnati.

Si procede per inquinamento ambientale colposo, un ecoreato introdotto nel codice penale nel 2015. Ed è proprio da quell’anno che partono le contestazioni dei Pm Gianfranco Colace, Enrica Gabetta, Vincenzo Pacileo. Il fascicolo era stato aperto nel 2017 dopo gli esposti presentati da un cittadino, l’ingegnere Roberto Mazzalama, poi diventato l’anima del comitato Torino respira. All’epoca la procura era guidata da Armando Spataro. I carabinieri del Noe, su richiesta dei magistrati, svolsero degli accertamenti. Poi la pratica, lentamente, si arricchì di dati, studi, statistiche.

L’avviso di garanzia elenca anno per anno, fino al 2020, i giorni di superamento delle soglie massime di Pm10, ozono, biossido di azoto rispetto alle raccomandazioni dell’Oms e alle norme di legge. Ora agli amministratori si addebita di avere adottato misure insufficienti per diminuire il traffico automobilistico, ma anche, per quanto riguarda il riscaldamento, di non avere controllato in maniera adeguata le caldaie. O le «numerosissime esenzioni di divieti di circolazione veicolare, cosi da compromettere l’efficacia dei blocchi quando disposti», con pochi controlli da parte della Polizia municipale che «non effettuavano i dovuti controlli rispetto al traffico veicolari tanto che per esempio nel 2015 le contravvenzioni elevate erano soltanto 39 e nel 2016 soltanto 137».

Inoltre il Comune di Torino non avrebbe preso «se non eventualmente in parte e in maniera insufficiente e inefficace» misure di riduzione del traffico veicolare analoghe a quelle sperimentate da anni e con efficacia da città italiane ed europee. Il riferimento è all’accesso a pagamento al centro cittadino, le agevolazioni tariffarie per il trasporto pubblico locale, l’incentivazione bike-sharing e le agevolazioni e l’incremento degli stalli per veicoli elettrici.

«Il lavoro di questa amministrazione a difesa della qualità dell’aria, dell’ambiente e della sostenibilità è sotto gli occhi di tutti», è la replica di Appendino, che ricorda gli «sforzi e le iniziative messe in campo in questi anni ci sono stati riconosciuti anche a livello europeo».

«La Regione Piemonte ha sempre operato nel pieno rispetto della normativa italiana ed europea, non solo per dovere di legge ma anche perché la qualità dell’aria e il rispetto dell’ambiente rappresentano una priorità assoluta», commenta Cirio, mentre Fassino si dice «sconcertato e stupito» perché «la mia amministrazione ha sempre optato per la tutela della qualità ambientale della città». «Pur avendo affrontato una situazione ampia e complessa – dichiara Chiamparino – ritengo di avere sempre lavorato per ridurre l’inquinamento e per migliorare la qualità ambientale».

Tra i primi a commentare la notizia il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha espresso solidarietà non solo agli indagati ma anche «alle migliaia di amministratori pubblici che ogni giorno svolgono con impegno e passione il loro lavoro». E come dopo la sentenza di condanna per Appendino per i tragici fatti di piazza San Carlo, il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, lancia l’allarme sull’eccesso di responsabilità che gravano sui sindaci: gli avvisi di oggi «sono l’ennesima beffa di un sistema che vede negli amministratori locali i soggetti da perseguitare in ogni occasione».

Legambiente richiama le responsabilità degli amministratori

«L’inquinamento atmosferico è una questione complessa legata a molteplici fattori, pertanto non può essere affrontato in maniera estemporanea o emergenziale. Uscire da questa logica significa anzitutto richiamare alla loro responsabilità gli amministratori locali: il problema va affrontato in maniera strutturale e con una pianificazione organica, senza ricorrere sistematicamente alle deroghe, come fatto finora». Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, commenta così gli avvisi di garanzia ricevuti dai vertici di Comune di Torino e Regione Piemonte nell’ambito di una inchiesta sull’inquinamento ambientale.

«In città è fondamentale, inoltre, incrociare due temi quali la mobilità e l’utilizzo dello spazio pubblico, da porre al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e intervenire nell’immediato sull’abbattimento degli inquinanti atmosferici, a partire dalle polveri sottili che hanno impatti a catena anche sul sistema sanitario, sociale e produttivo del nostro Paese», aggiunge Ciafani, ricordando che nell’ultimo rapporto Mal’aria di città 2021 di Legambiente Torino è stato il primo capoluogo d’Italia per superamento dei limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10), ma anche maglia nera tra le città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Ansa

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