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Sul carcere all’Acna botta e risposta tra il sindaco di Cengio e Mino Taricco

Auto elettriche nel sito Acna?
Il sito ex Acna di Cengio

VALLE BORMIDA L’ipotesi di realizzare un carcere nel sito Acna di Cengio ha portato a un vivace  botta e risposta tra il  sindaco della cittadina ligure Francesco Dotta e il senatore cuneese del Pd Mino Taricco, autore la scorsa settimana di un’interrogazione sull’argomento. Dotta ha inviato ai giornali una lettera aperta rivolta al parlamentare. «La bonifica dell’area A2, ovvero quella proposta per l’eventuale costruzione del carcere, è terminata e l’area è certificate. Sono ancora in corso le operazioni di completamento e finitura per la messa in sicurezza dell’area A1. La fine è prevista per l’anno in corso e i lavori sono perfettamente in linea con il programma temporale previsto. Preciso che l’area A2 è la A1  non hanno collegamenti operativi diretti», scrive Dotta, aggiungendo: «Quando finirà questa vicenda e quando finirà questo attacco, silente e continuo, contro i cittadini della Valbormida? Perché persone che mai si sono interessate di Acna e di Cengio, ogni volta che si ipotizza la realizzazione di una nuova attività, immediatamente la affossano? Perché i cittadini di Cengio e dei paesi limitrofi, nel rispetto delle leggi vigenti, non possono liberamente decidere cosa fare sul proprio territorio?».

Il sindaco di Cengio prosegue: «Senatore, quante volte è venuto a Cengio a verificare la reale situazione ambientale? Quante ore del suo lavoro ha speso per analizzare i relativi dossier? Si rende conto che le sue esternazioni hanno come immediata conseguenza una presa negativa sulle persone non a conoscenza della reale situazione? Per quanto tempo ipotizziamo di lasciare questo territorio nel limbo, impossibilitato a risorgere a causa della latitanza delle istituzioni e da poche persone che, per interessi propri, osteggiano a prescindere ogni ipotesi di futura attività?». Dotta conclude: «Credo che lei debba urgentemente venire a Cengio e, verificata la reale situazione, sostenere con forza l’auspicata costruzione di questa struttura carceraria. Sarebbe sicuramente una vittoria per tutti, abitanti della Valbormida ligure e piemontese, della proprietà e, in maniera marcata, per lo Stato, che certificherebbe in maniera netta che le ingenti risorse impiegate sono servite a trasformare un’area fortemente inquinata in luogo idoneo a realizzare una struttura a valenza sociale».

Immediata, è arrivata la risposta del senatore cuneese. «È vero che non sono un cittadino della Valle Bormida, è però un fatto che da almeno 15 anni ne seguo le vicende e nel tempo ho partecipato a decine di incontri e riunioni sul territorio, e letto, dedicandovi il tempo necessario, una molteplicità di documenti», scrive Taricco. Il senatore prosegue: «Credo sia doveroso affermare che le comunità e il territorio molto hanno fatto e stanno facendo per chiedere una svolta definitiva e per ricreare condizioni di un futuro diverso per tutta la Valle Bormida. Proprio per questo voglio ricordare che la mia interrogazione chiede chiarezza assoluta sulla bonifica e sulla messa in sicurezza, per fugare ogni dubbio. Non sono tra coloro che osteggiano a prescindere ogni ipotesi di futura attività, ma è inutile girarci intorno: non è pensabile a una definitiva svolta nel futuro della Valle se, come è successo nel dicembre 2016, permane la possibilità di peggioramenti della qualità delle acque, come rilevato anche dalle indagini Arpal, sia pure dopo un evento non ordinario sul Bormida. Così come è evidente che, se siamo ancora a parlare di completamento della bonifica e della messa in sicurezza permanente sia pure della zona A1 dopo decenni, e se vi sono ancora opere di consolidamento da completare e piani di monitoraggio da avviare, come da prescrizione ministeriale, questo evidentemente dice che il problema ancora esiste».

Conclude Taricco: «Nella mia interrogazione chiedo che nessun insediamento che possa aggravare la situazione ambientale su quel sito possa essere autorizzato. Rimango in ogni caso convinto che la prima urgenza è la completa e definitiva bonifica e messa in sicurezza permanente, anche per non vanificare tutto il lavoro fatto in questi anni da Amministrazioni, istituzioni e cittadini. Non ho compiti di governo, ma posso garantire che farò tutto ciò che nelle mie possibilità per evitare nuovi e intollerabili danni a questo territorio, così come ci sarà sempre da parte mia la massima disponibilità all’impegno per accompagnare qualunque progetto di sviluppo che sia coerente e armonico con le speranze e le aspettative delle comunità della Valle Bormida».

Sul numero di Gazzetta d’Alba in edicola martedì 23, servizio sugli ultimi sviluppi della vicenda.

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