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Cristo, morto da solo, non abbandona chi è solo

PENSIERO PER DOMENICA – LE PALME – 28 MARZO

Per il secondo anno ci tocca leggere il Vangelo della passione (Mc 14,1-15,47) in un contesto di lockdown. Questo non può non condizionarne l’approccio. Se è vero com’è vero che lo sguardo sulla passione di Gesù dev’essere uno sguardo mistico, dobbiamo implorare da Dio il dono della mistica degli occhi aperti: nel Vangelo c’è la nostra vita e la vita ci offre la chiave per interpretare il Vangelo. Il mondo intero sta vivendo un Venerdì santo collettivo: dobbiamo imparare a leggerlo con gli occhi di Gesù.

Cristo, morto da solo, non abbandona chi è solo
La flagellazione di Gesù, in un affresco del Gentileschi (XVI secolo), nella chiesa di San Venanzio a Fabriano.

La morte di Gesù è stata preceduta da una lunga passione, come la morte di tanti fratelli. Ascoltando nella Messa la lettura della passione possiamo pensare alle persone care che nel corso di questo anno di pandemia ci hanno lasciati, a cui forse non abbiamo potuto essere vicini come desiderato. Ascoltiamo il grido dei sofferenti del mondo in comunione con Gesù, perché il dolore, se non lo guardi con l’occhio di Gesù è assurdo, ti sconvolge, ti mette in crisi. Nel grido di Gesù in croce: «Dio mio, perché mi hai abbandonato?» si può vedere raccolta tutta la storia di passione dell’umanità. Vivere il Venerdì santo è «raccogliere in quel grido tutte le nostre esperienze di dolore per sottrarle all’abisso della pura disperazione» (Metz, Mistica degli occhi aperti).

Gesù ha vissuto varie forme di sofferenza: la solitudine, l’abbandono, il tradimento, la calunnia, la derisione. La morte in solitudine, destino tragico di tante vittime del Covid-19 è stato anche il destino di Gesù. Egli di fronte alla morte è stato lasciato solo: nel Getsemani, al momento dell’arresto, davanti al Sinedrio, alla mercé dei soldati, davanti a Pilato, nel cortile del pretorio, sul Golgota.

La fratellanza con Gesù è motivo di speranza. Rileggiamo le parole profetiche dell’arcivescovo di Milano Delpini al funerale di Luca Attanasio: «Il Signore dirà: “Perché ti volgi indietro, Luca, fratello mio?”. E Luca risponderà: “Mi volgo indietro perché considero quello che resta da fare, l’incompiuto che attende il compimento, le promesse che avrei dovuto onorare, la missione che avrei dovuto compiere. Ecco: troppo breve la vita. Perciò mi volgo indietro!”. E il Signore dirà: “Non volgerti indietro, Luca, fratello mio. Troppo breve è stata la tua vita, come troppo breve è stata la mia vita. Eppure dall’alto della croce si può gridare: “È compiuto!”, come nel momento estremo si può offrire il dono più prezioso, senza che il tempo lo consumi. Perciò non volgerti indietro, Luca, fratello mio; entra nella vita di Dio: tu sarai giovane per sempre!».

Lidia e Battista Galvagno

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