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I nostri missionari nel mondo sono i costruttori di fraternità

QUARESIMA SOLIDALE  In questa Quaresima non possiamo non ricordare la lunga storia di fratellanza tra la diocesi di Alba e alcune Chiese del Brasile. L’occasione è il “compleanno” della diocesi di Teofilo Otoni, nata nel 1961, che quest’anno celebra 60 anni di vita. Il vescovo, monsignor Quirino, venuto in Italia per partecipare al concilio Vaticano II, chiese all’allora vescovo di Alba Dadone e all’allora vicario don Pasquale Gianolio, l’invio di preti nella sua diocesi, nello spirito della Fidei donum, l’enciclica del 1957. Iniziò così una lunga storia di cooperazione tra le due diocesi: tutti coloro che sono partiti hanno contribuito ad allargare i nostri confini, hanno reso presenti le realtà dei poveri alle nostre parrocchie, hanno dato vita a una tradizione di fraternità mai cessata.

L’ufficio missionario diocesano sul sito http://missioni.alba.chiesacattolica.it/ offrirà testi per la riflessione durante questa Quaresima.

Sulla scia di don Venturino, partito nel 1958 per il Kenya, il primo a partire per il Brasile fu don Franco Monchiero, il 5 agosto 1964. Dopo di lui tanti altri, preti, religiose e laici. Citiamo solo l’elenco in ordine di partenza: don Celestino Grillo (1965), don Luciano Tarditi, don Luigi Pescarmona, don Agostino Garabello e don Piero Danusso (1966), don Piero Tibaldi e don Gino Novo (1970), don Domenico Burzio e Bruno Quazzo, Lino Flori e Sergio Stroppiana, partiti come seminaristi e ordinati poi in Brasile (1974), don Giovanni Lisa (1977), don Massimo Ferrio (1985), don Massimo Bonino (2000). Con loro e con le loro comunità, abbiamo avviato una collaborazione e sviluppato un’amicizia che ci fa sentire fratelli. Pur nelle difficoltà che da mesi segnano la nostra vita, vogliamo continuare a camminare insieme. Attualmente i preti diocesani che operano in Brasile (oltre a don Lisa, da tempo malato e assistito dal nipote) sono don Pescarmona, don Tibaldi, don Stroppiana, don Bonino.

I nostri missionari nel mondo sono i costruttori di fraternità
Don Pescarmona tra le ragazze della comunità Talita a Guarabira.

Don Luis Pescarmona è sempre a Guarabira. Qui ha prima lavorato nella Cpt (Commissione pastorale per la terra) collocando 3.200 famiglie in 58 insediamenti, facendo espropriare 54mila ettari di terra inutilizzata. Poi ha avviato e seguito per 19 anni Talita, una comunità di accoglienza per adolescenti e bambine minorenni. Attualmente segue la Fazenda Esperança (comunità di recupero e formazione di persone con dipendenza da alcol e droga) e collabora con la parrocchia.

Don Piero Tibaldi a gennaio del 2020 ha celebrato 50 anni di collaborazione con la Chiesa di Teófilo Otoni. Per l’età ha lasciato la responsabilità di accompagnare le “pastorali sociali”, ma continua a mantenere contatti con chi ci lavora. Si occupa ancora della pastorale parrocchiale della cattedrale di Teófilo Otoni, in particolare delle comunità periferiche e di campagna.

Don Sergio Stroppiana è parroco nella zona agricola di Curral de Dentro (Minas Gerais). Nell’ultima lettera lamenta la pessima gestione della pandemia, che incide sull’attività pastorale. Se i lavori agricoli continuano quasi normalmente, quelli educativi sono chiusi da un anno. Un doposcuola che offriva ai bambini un pasto ha chiuso per la malattia della cuoca; fa molta fatica, ma rimane in piedi, il progetto “Mattoni per il Brasile”, per aiutare le famiglie ad aggiustare la casa. «Preghiamo», ci dice, «perché il vaccino arrivi presto e a tutti. Intanto cerchiamo di dare una mano a tante famiglie povere, ai contadini e ai bambini».

Più tranquilla, relativamente alla pandemia, la realtà in cui opera don Massimo Bonino, a Juazeiro, 150mila abitanti nel semiarido Nord-est. Come ha raccontato nella veglia di Quaresima in duomo, lavora e vive in un centro di terapie naturali, fondato dalle Luigine nel 1998. «In questo centro accogliamo persone che vengono da ogni parte, in cerca di cure, assistenza e ascolto. Non trovano queste cose nel sistema sanitario pubblico e non hanno i soldi per rivolgersi a cliniche private».

Don Massimo: «Aiuto il parroco di questa parrocchia di periferia, nei quartieri poveri della città, con 60mila abitanti. Il sabato pomeriggio celebro l’Eucaristia in una piccola comunità: una ventina di persone, in un piccolo saloncino, sede dell’associazione di quartiere. Affianco e sostituisco il parroco nelle celebrazioni altrove, quando ha bisogno».

Negli anni, abbiamo accompagnato i nostri missionari, non solo economicamente, ma anche con la preghiera e l’amicizia. Vogliamo continuare a farlo, per costruire ponti di fraternità e collaborazione.

Lidia Boccardo

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