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Il 25 aprile ci aiuti a riflettere sul senso della democrazia e la difesa della libertà

LETTERA AL GIORNALE Gentile direttore, per il secondo anno consecutivo dovremo celebrare a distanza il giorno dell’insurrezione dei partigiani contro gli invasori nazisti e i loro alleati fascisti. Forse il prossimo 25 aprile saremo più liberi di spostarci di oggi, ma non si potrà far molto e dovremo ancora controllare il desiderio di ritrovarci insieme. Il giorno della Liberazione non sarà l’ennesimo giorno di isolamento se ne approfitteremo per partecipare a qualche evento, a distanza o senza assembramenti, e a riflettere sul futuro della politica che vorremmo. Alcune notizie ci possono aiutare.

Un presidente (americano) che chiama il capo di un’altra Repubblica “un assassino” non è cosa di tutti i giorni, così come un premier (italiano) che definisce “dittatore” un suo “collega”. Per dirla col direttore della Stampa: «Un linguaggio comune, improprio ma inequivoco».

Il 25 aprile ci aiuti a riflettere sul senso della democrazia e la difesa della libertà
La sfilata per la festa della Liberazione a Sommariva Bosco, nell’aprile del 2018, quando non c’erano restrizioni di tipo sanitario a causa del Covid-19.

Nel maggio 2020 l’Institute for strategic dialogue ha pubblicato uno studio in cui risulta che negli Usa 34 siti Internet di estrema destra diffondevano informazioni false sul Covid-19 o rimandavano a ben note centrali di disinformazione. Tra gennaio e aprile 2020, i post pubblici di Facebook con notizie tratte da questi siti raggiunsero gli 80 milioni di interazioni, mentre i post che rimandavano al sito dell’Oms furono solo 6,2 milioni, numero simile a quello dell’ente sanitario Usa responsabile della salute pubblica.
Qualche riflessione può essere utile. Per prima cosa lasciamo da parte le dittature vere e proprie (Cina, Egitto, Arabia Saudita, Myammar eccetera) perché si condannano da sé e occupiamoci delle democrazie.
Da oltre due decenni il funzionamento delle democrazie liberali rappresentative è in crisi e nell’Occidente i Governi stanno cedendo sotto i colpi di populismi di vario colore. Molte Repubbliche funzionano a regime democratico ridotto per il controllo serrato dei mass media operato dai loro presidenti, pur eletti in votazioni sufficientemente libere (Russia, Turchia, Ungheria, India, Brasile gli Stati più conosciuti, Trump ci ha provato negli Usa). Il controllo è effettuato in modo legale: leggi approvate dai rispettivi parlamenti permettono di sottoporre a censura o a chiusura d’autorità i giornali a stampa e on-line e gli altri canali di informazione. Tra i giornalisti che fanno inchieste scomode molti sono processati e imprigionati, alcuni, non pochi, uccisi da “mani ignote”.

In tutto il mondo ormai esistono forme di controllo e di disinformazione multimediale sempre più raffinate: ricordiamo lo spionaggio della National security agency Usa, reso pubblico dalla Merkel e lo scandalo Cambridge Analytica con uso fraudolento dei dati Facebook? Chi controlla i nostri “controllori” privati? Gli Stati potrebbero limitare la libertà d’azione dei grandi gruppi multimediali (Alphabet/Google, Facebook, TikTok, Amazon, Apple i più conosciuti), ma finora nessuno ci ha minimamente provato.

Nel III decennio del XXI secolo dovremo riprenderci fisicamente, spiritualmente ed economicamente dai disastri della pandemia Covid-19, ma anche decidere in che mondo/modo vivremo e batterci affinché vengano adottate le scelte di fondo del piano Marshall del 1948: «Costruire dove si era distrutto, ragionare dove si era insultato, condividere dove si era lacerato un tessuto sociale» (Umberto Gentiloni). Che questo 25 aprile sia l’inizio di un forte impegno per la difesa della libertà e la ricostruzione della democrazia.

Sezione Anpi di Alba Bra

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