Ultime notizie

Addio a Giuseppe Faussone, primo inviato di Ferrero in Germania

PERSONE Venerdì 14 maggio è morto a Marburg, in Germania, dove risiedeva da molti anni, l’ingegner Giuseppe (Beppe) Faussone. Era nato nel 1925 ad Alba, dove aveva frequentato il liceo Giuseppe Govone, e dove aveva sposato nel 1956 Marisa Fenoglio, sorella minore dello scrittore Beppe Fenoglio, rivelatasi poi anch’essa, in età matura, scrittrice personale e autonoma, con una spiccata inclinazione per il memoir attingente a materia familiare e autobiografica. È lei stessa a raccontare come, appena sposata nel duomo di Alba, si sentì rivolgere una domanda cruciale dal testimone di nozze di suo marito. Che era Michele Ferrero, coetaneo di Beppe Faussone e da un paio d’anni suo datore di lavoro: «Signora Faussone, vorrebbe andare in Germania con suo marito?».

Era l’inizio dello sviluppo europeo della Ferrero, un’azienda dolciaria nata appena dieci anni prima nella piccola e ben poco industrializzata cittadina albese, e investita, in Italia, da un successo incalzante e fuori previsione. La prospettiva di Michele Ferrero già coglieva, però, il mercato europeo della ricostruzione, e i coniugi Faussone fecero parte, nelle parole di Marisa Fenoglio, di «un manipolo di persone dell’azienda di Alba, tutte giovani e tutte senza esperienza all’estero – chi di noi aveva mai guardato al di là delle mura di Alba? – che vennero scelte per avviare il progetto Ferrero Deutschland».

Addio a Giuseppe Faussone, primo inviato di Ferrero in Germania
Giuseppe Faussone (1925-2021): dal 1957 in Germania per la Ferrero.

La Germania, nazione materialmente e psicologicamente non facile, per un italiano, a pochi anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, vide perciò arrivare quei primi inviati il 2 gennaio 1957, con il treno Italia express da Milano a Francoforte, città che appariva «un immenso cantiere, tra rovine ancora visibili della guerra e, qua e là, squarci intatti con palazzi bellissimi e maestosi». La sede del lavoro era però ad Allendorf, «un nome più che un luogo, nell’Assia del Nord»: un piccolo nucleo di case in una fitta distesa boscosa, che era stata sede di fabbriche militari e ora si apprestava, con ben altri investimenti produttivi, a crescere sulla spinta del miracolo economico del Dopoguerra. La Ferrero si caratterizzò presto come uno degli attori di questa trasformazione, con una notevole affermazione sul nuovo mercato; e l’ingegner Faussone ne è stato uno degli artefici e dirigenti più dediti e determinati, trascorrendovi l’intera sua carriera lavorativa. Se la Germania divenne dunque «il Paese del nostro avvenire» (così sempre Marisa), i legami con Alba non si sono tuttavia mai cancellati.

Negli anni è stato possibile incontrare puntualmente Beppe Faussone nelle sempre più ricorrenti celebrazioni pubbliche di suo cognato Beppe Fenoglio: al fianco, discreto e gentilissimo, di sua moglie, la sorella che da giovanissima «scrivana di famiglia» (così Beppe negli Appunti partigiani) era divenuta autrice di una lunga riflessione sul tema del distacco (del dispatrio, seppure «privilegiato»), un controcanto umanissimo della complessa metabolizzazione di una nuova identità, compreso soprattutto in due opere come Vivere altrove e Il ritorno impossibile.

Ma, appunto, il retroterra di Alba si era mantenuto: e una delle ultime testimonianze a riguardo sta per comparire in un volume di imminente stampa a cura dell’Artigiana, che si incarica di ricostruire il ricco universo di persone ed esperienze dell’Azione cattolica giovanile nel cuore del Novecento albese. Beppe Faussone, attivo da ragazzo nel centro diocesano della Giac, si era unito nel ricordo di Sandro Toppino, di Giuseppe Pieroni e di Alberto Abrate. Da quest’ultimo in particolare, amico di poco più giovane nella parrocchia di San Damiano, e morto prematuramente proprio in quel 1956 che cambiò la vita dei coniugi Faussone, derivò la scelta del nome del figlio primogenito.

Edoardo Borra

Banner Gazzetta d'Alba