Alba center cinque minuti di serrande abbassate contro le chiusure

Alba center cinque minuti di serrande abbassate contro le chiusure

COMMERCIO Serrande abbassate per cinque minuti e addetti sulla soglia dei punti vendita a braccia conserte: la protesta nazionale dei lavoratori dei centri commerciali contro le chiusure imposte dal Governo nei fine settimana approda, alle 11 di martedì 11 maggio, in corso Asti, nella galleria dell’Alba center.
Spiega Antonio Gargiulo direttore del polo, gestito dalla multinazionale Cbre: «Durante la settimana i negozi pagano le spese, col lavoro nei week-end si realizza il guadagno. La normativa penalizza i punti vendita che si trovano a dover pagare stipendi e utenze a fronte di incassi che si sono ridotti». Nei 14mila metri quadri di superficie ci sono 24 negozi fra gestioni dirette e formule di uso del marchio, «con sessanta lavoratori», prosegue il responsabile: saranno questi operatori ad aderire allo sciopero, indetto dal Consiglio nazionale centri commerciali.

Il fermo imposto dalla pandemia pesa ancora di più perché «non si sa quando finirà. In quindici anni di vita siamo rimasti aperti ogni domenica, con spettacoli dedicati alle famiglie: in condizioni normali avevamo due milioni di passaggi l’anno», aggiunge Gargiulo. Con la pandemia gli esercenti si sono adeguati alle normative «sanificando e igienizzando: i locali sono sicuri. Da qui la volontà di aderire alla protesta contro il protrarsi del fermo che dura da mesi».

Il problema, del resto non è certo solo sentito ad Alba. «Chiediamo che si arrivi subito a una decisione per i Centri Commerciali: devono riaprire nei fine settimana, permettendo a una rete di oltre 30.000 negozi di lavorare con continuità». È quanto ha affermato Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione. «L’iniziativa delle saracinesche abbassate è un messaggio chiaro: un intero settore è in uno stato di crisi da troppo tempo e deve poter ripartire per dare il suo determinante contributo alla ripresa economica», ha detto. Secondo Frausin, inoltre, «occorre garantire l’occupazione e il supporto alle tante realtà produttive dell’indotto. I protocolli di sicurezza, già attivi da tempo, riescono a garantire efficacemente la gestione degli accessi e dei flussi, tenere chiuso nei giorni festivi e prefestivi è solo un danno per le aziende che con determinazione rispettano le regole e chiedono di poter lavorare».

d.g.

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