Nadia, che fa l’assistente domestica, ci racconta la sua esperienza col virus

Nadia, che fa l’assistente domestica, ci racconta la sua esperienza col virus

LA STORIA Lavorare ai tempi del Covid-19, soprattutto quando è possibile essere contagiati dal temibile virus: da oltre un anno e mezzo, cioè da quando è scoppiata la pandemia, Nadia continua a frequentare ogni giorno la casa di altre famiglie. È una badante e assistente domestica; ed è il lavoro che svolge da quando, sette anni fa, è arrivata in Italia dall’Albania, insieme al marito e ai due figli.
«Se ho paura del virus? All’inizio, quando l’Italia è stata chiusa per la prima volta, devo dire di no. Poi, man mano che la situazione si aggravava, ho iniziato ad avere molti timori, soprattutto perché ho cominciato a capire i rischi legati al mio impegno», dice la donna, che ha compiuto 40 anni da poco e vive vicino ad Alba.

«Lavoro ogni giorno da una famiglia con figli, che ha una grande casa. E, il pomeriggio, faccio qualche ora in un’altra abitazione, un po’ in regola e un po’ in nero. L’aspetto che mi ha colpito di più è che, in tutti questi mesi, nessuno dei miei datori mi ha mai chiesto di indossare la mascherina o di prendere particolari precauzioni, come munirmi di guanti o semplicemente stare a casa in caso di raffreddore o malessere. Sono tutti accorgimenti che ho adottato io, per paura di diventare veicolo del virus: quando si lavora come donna delle pulizie, oltre a entrare in famiglia, a contatto con altre persone, si toccano oggetti, in condizioni in cui non ci sono i controlli come accade nelle fabbriche o in altri luoghi. Come al solito, le badanti sono un universo che esiste, ma che lavora nell’ombra: ho sentito parlare poche volte di quante di noi si sono ammalate durante la pandemia».

Alla fine, anche Nadia, prima di Natale, è risultata positiva al virus: «Me la sono cavata con qualche giorno di febbre e un po’ di tosse, per fortuna. Quasi in contemporanea, anche una delle due famiglie per cui lavoro è stata contagiata. Non saprei dire se sono stata io il veicolo del virus o se lo sono stati loro per me. Semplicemente sono stata a casa per 15 giorni, fino a quando non ho avuto l’esito negativo del tampone. Per giorni ho avuto paura di aver contagiato anche altre persone. E, alla fine, l’unico aspetto che mi ha resa felice è che né la mia famiglia né altri individui della mia cerchia sono risultati positivi al virus. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se fossi entrata in casa d’altri senza mascherina: la nostra categoria, come di consueto, è la meno considerata».

f.p.

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