Ultime notizie

Granda 2030: ci saranno ancora meno bimbi e molti più anziani

DENATALITÀ «Non è vero che non voglio fare un figlio per egoismo, per individualismo oppure perché non voglio affrontare rinunce. È che mi spaventa la possibilità di essere sola, di essere povera e di mettere al mondo una creatura costringendola ad abitare un mondo inquinato, vessato da epidemie e crisi». Così Chiara, albese di 32 anni, racconta il proprio tentennamento. «Sono in una fase cruciale: io e il mio compagno desideriamo un figlio, ma ci sentiamo emarginati. Sono educatrice e lavoro per una cooperativa che mi paga sette euro l’ora con un contratto a tempo determinato, nonostante i miei ottimi risultati professionali. Il mio compagno ha perso l’occupazione in un ristorante a causa del Covid-19. Non riusciamo a costruirci un futuro, eppure entrambi abbiamo molta voglia d’impegnarci, di sudare, di farci valere. L’impressione è di non avere gli strumenti in grado di accompagnarci in un percorso di genitorialità. Non voglio mettere al mondo un figlio, se non mi sento serena».

Granda 2030: ci saranno ancora meno bimbi e molti più anziani

La storia di Chiara rispecchia quella di molte coetanee e conterranee. Secondo uno studio dal titolo Famiglie in provincia di Cuneo: bisogni, servizi, nuovi interventi, pubblicato nel 2019 dalla fondazione Cassa di risparmio di Cuneo e curato dal Cisf (Centro internazionale studi famiglia del gruppo editoriale San Paolo), la natalità ha subito anche nella Granda il grave contraccolpo della crisi economica: si è passati dai 5.600 nati del 2008 ai 4.800 del 2016.

Spiega il direttore del Cisf Francesco Belletti: «La speranza di vita è elevata e stabile anche in prospettiva, ma il progressivo invecchiamento della popolazione determina un aumento dei decessi, dai 7.700 del 2016 agli 8.500 previsti per il 2030. Il saldo naturale continua quindi a peggiorare fino al 2030».

Nonostante lo studio sia datato prima della pandemia, le previsioni non sono rassicuranti: «La popolazione in provincia di Cuneo potrà presentare nel 2030 un lieve declino rispetto ai livelli odierni (588mila residenti rispetto agli attuali 591mila), tornando sui valori del 2011- 2012. La contenuta riduzione della popolazione totale nasconde, però, l’accelerazione del processo d’invecchiamento, che è stato rallentato tra il 1995 e il 2008 dai saldi migratori e dalla lieve ripresa della natalità. Se le tendenze degli ultimi anni continueranno fino al 2030, il processo d’invecchiamento tornerà a crescere e si eroderà la situazione di relativo vantaggio demografico che Cuneo ha rispetto alla maggior parte delle province del Nord- ovest».

Che cosa si può fare, dunque? Secondo Belletti esiste una duplice pista d’intervento: «Da un lato sostenere e potenziare gli aspetti positivi di tenuta, relativi a nascite, matrimoni, solidità della rete familiare; dall’altro, cominciare a predisporre strumenti di sensibilizzazione per gli – inevitabili, in buona misura – scenari futuri».

Roberto Aria

Ma l’assegno unico per i figli e le altre misure aiuteranno

Secondo i ricercatori di Ires, una delle modalità con cui si può compensare il calo delle nascite in Piemonte consiste nell’ingresso di persone provenienti dall’esterno del territorio regionale. Si tratta soltanto di una delle soluzioni, e non l’unica, considerando che il peso numerico degli stranieri al momento è ridotto (raggiungono il 13 per cento rispetto al totale della popolazione).

Inoltre, chi è in arrivo da altri Paesi «risente dei vincoli alla riproduzione dei nostri contesti e invecchia come tutti. La popolazione di origine straniera tende quindi nel lungo periodo a riprodurre gli squilibri di età della popolazione autoctona», spiegano i ricercatori. Eppure, senza gli immigrati il nostro vivere risulterebbe in crisi, perché sarebbe connotato da un forte squilibrio generazionale, cioè dalla presenza di molti anziani e pochi giovani.

L’attuale fase di crisi sanitaria non ha aiutato, perché «con le sue conseguenze sociali ed economiche sta accentuando le fragilità sociodemografiche presenti, con una forte riduzione dei flussi migratori e la (prevista) diminuzione delle nascite, accanto a un’accentuazione della vulnerabilità delle persone anziane. Ma ci sono anche vie d’uscita: le misure che si stanno prendendo per fronteggiare la crisi derivante dalla pandemia e altre – come quella dell’assegno unico per i figli – potranno, secondo Ires, fare riprendere un nuovo corso al Piemonte come anche al Paese nel suo insieme».

r.a.

Banner Gazzetta d'Alba