Nel 1968 la prima vittoria agli Europei dell’Italia trovò spazio anche su Gazzetta d’Alba

Il nostro settimanale pubblicò una lettera di Indro Montanelli sul comportamento dei tifosi italiani

Nel 1968 la prima vittoria agli Europei dell'Italia trovò spazio anche su Gazzetta d'Alba
Giacinto Facchetti, capitano dell'Italia all'Europeo 1968, alza il trofeo appena conquistato (foto Wikipedia).

EUROPEI La vittoria dell’Italia contro l’Inghilterra ai calci di rigore è il secondo successo degli azzurri nella massima competizione continentale. La prima affermazione si ebbe nel 1968, terza edizione del torneo e prima partecipazione italiana. La formula era diversa rispetto a ora: dopo un girone di qualificazione, le migliori quattro nazionali europee si affrontavano nelle semifinali e nelle finali in uno dei quattro Paesi, scelto di volta in volta dalla Uefa. L’onore e l’onere di organizzare il torneo cadde sull’Italia. Oltre agli azzurri, vi presero parte Unione Sovietica, Jugoslavia e Inghilterra.

Le semifinali si giocarono il 5 giugno a Napoli (Italia-Unione Sovietica) e a firenze (Jugoslavia-Inghilterra). La nazionale italiana, capitanata da Giacinto Facchetti e allenata da Ferruccio Valcareggi, non andò oltre lo 0 a 0 dopo i tempi supplementari. All’epoca non erano previsti i calci di rigore: in caso di parità, le regole stabilivano che per la semifinale si procedesse con il sorteggio e per la finale con la ripetizione dell’incontro. A decidere la semifinale, quindi, fu il lancio della monetina. Facchetti, il capitano sovietico Albert Shesternyov e l’arbitro Tschenscher si recarono nel tunnel degli spogliatoi e la scelta italiana fu quella vincente. L’altra sfida registrò la sconfitta degli inglesi, vincitori del Mondiale 1966, a opera della Jugoslavia per 1 a 0. La finale, giocata sabato 8 giugno, terminò sull’1 a 1 dopo i supplementari (gol di Džajić, poi capocannoniere del torneo con due reti, e Domenghini). Due giorni dopo si disputò la ripetizione dell’incontro: l’Italia vinse grazie alle reti di Riva e Anastasi. Terzi giunsero gli inglesi, autori di un 2 a 0 ai danni dei sovietici.

La vittoria del 1968 e Gazzetta d’Alba

Il 19 giugno 1968, Gazzetta d’Alba diede spazio alla notizia della vittoria azzurra in terza pagina. L’articolo, intitolato I “tifosi” della nostra “nazionale”? “Roba da zona depressa” riprendeva una lettera che Indro Montanelli aveva inviato al Corriere della Sera. In essa, il giornalista criticava l’atteggiamento dei tifosi italiani, rei di aver fischiato le squadre avversarie. Montanelli, inoltre, considerava Inghilterra e Jugoslavia le squadre più meritevoli: «(…) anch’io, da buon tifoso, sono rimasto davanti al teleschermo a guardare le due partite fra Italia e Jugoslavia. E anch’io mi unisco al plauso per i nostri undici ragazzi che un po’ con l’aiuto degli arbitri un po’ con quello di S. Gennaro rivelatosi attraverso la monetina, ma un po’ anche col loro impegno e fervore, sono riusciti a compensare la loro netta inferiorità di classe nei confronti degli avversari. Sono però grato alla televisione per avermi consentito di assistere allo spettacolo senza confondermi col “meraviglioso pubblico” – come molti giornali l’hanno chiamato – che gli faceva da cornice. Perché io, questo pubblico, non l’ho trovato affatto meraviglioso, ma soltanto indecente. Lasciamo stare il suo comportamento nei confronti degli inglesi che hanno confermato di meritare, nella scala dei valori, il primo posto, anche se di fatto hanno occupato il terzo». Gli italiani accorsi allo stadio, secondo Montanelli, coprirono i giocatori inglesi con «bordate di fischi che ininterrottamente hanno accompagnato la loro superba prestazione (…)». Ieri, 11 luglio 2021, durante la finale di Wembley, a ricevere i fischi dal pubblico inglese è stato l’inno di Mameli.

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Il titolo dell’articolo di Gazzetta d’Alba del 19 giugno 1968.

L’intervento di Montanelli prosegue spiegando: «Contro gli jugoslavi il fenomeno si è ripetuto su scala ancora più massiccia. Il “meraviglioso pubblico” non si stancò di accanirsi contro di loro anche durante la prima partita (…) quando ci inflissero una memoranda lezione di bel gioco. (…) I fischi che accompagnavano le rapide discese, i bei passaggi, le trame da manuale degli undici dilettanti in maglia bianca, scesi in Italia con molta umiltà a battersi non per i milioni ma solo  per amore di bandiera, non sono tifo e tanto meno “patriottismo”. Sono soltanto malcreanza, cafoneria, inciviltà: roba insomma da area depressa». In Jugoslavia, nazionale che usava tradizionalmente una maglia azzurra ma che nell’occasione ne adottò una bianca, il calcio era a livello dilettantistico e non professionistico come in Italia.

L’allora redattore di Gazzetta commentò: «Anche noi non possiamo che condividere quanto sopra, e certamente pensiamo che non siano questi energumeni la più autentica espressione del popolo italiano. Tuttavia anche questi giovani scalmanati devono rendersi conto delle regole della buona creanza».

Il titolo sfumato del 2000

La nazionale italiana di calcio giunse alla finale degli Europei anche nel 2000. Nella prima competizione del nuovo millennio, domenica 2 luglio l’Italia perse al golden gol per 2 a 1 contro la Francia, dopo essere stata in vantaggio fino al terzo minuto di recupero. Al gol di Delvecchio risposero Wiltord e Trezeguet. A causa dell’esito di quel torneo, che si svolgeva in Olanda e Belgio, ci fu una polemica di stampo politico: l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi rimproverò all’allenatore Dino Zoff di non aver agito correttamente a livello di tattica, lasciando il francese Zidane troppo libero di muoversi. Il tecnico, offeso per le ingerenze, rassegnò le proprie dimissioni.

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L’Italia all’Europeo del 2000.

L’episodio fu riportato da Gazzetta d’Alba il 12 luglio 2000 nella rubrica Parliamo di soldi di Giacomo Battaglino: «Tanti parlamentari, la settimana scorsa, hanno vissuto giornate molto intense: le polemiche sulla gestione degli sfortunati campionati europei da parte dell’allenatore della nazionale di calcio, Dino Zoff, hanno impegnato i migliori cervelli della politica italiana. Se questi – o altri analoghi – sono i temi in discussione nel “Palazzo”, è normale che i supplenti della politica prendano il sopravvento. I supplenti svolgono un compito non loro, al posto di chi è assente o pensa ad altro».

Sul numero del 28 giugno, invece, nella rubrica Settimana Tv di Danilo e Roberto Manassero si segnalava, tra gli appuntamenti da non perdere, la finale per il primo e il secondo posto degli Europei. Il giorno successivo l’Italia avrebbe eliminato i Paesi Bassi ai rigori, ma fino a quel momento si era notata «(…) la presenza poco incisiva e spesso deludente della nazionale italiana (…)» ma si sperava comunque in un «(…) cambio di tendenza (…)».

Il secondo posto nel 2012

La nazionale allenata da Cesare Prandelli giunse seconda agli Europei di Polonia e Ucraina 2012, dove perse con una netto 4 a 0 nella finale di domenica primo luglio contro la Spagna. Durante il cammino gli azzurri eliminarono ai rigori l’Inghilterra nei quarti di finale e la Germania in semifinale (doppietta di Balotelli e gol di Özil).

Nella competizione successiva, Francia 2016, l’Italia di Antonio Conte fu eliminata ai quarti di finale dalla Germania ai calci di rigore, pur esprimendo un buon gioco, sabato 2 luglio. Tra quel giorno e ieri ci sono state in mezzo le qualificazioni ai Mondiali del 2018 in Russia, dove l’Italia non riuscì ad accedere e perse lo spareggio contro la Svezia. Dal suo momento più basso, la nazionale di calcio è riuscita a risollevarsi rapidamente.

Davide Barile

 

 

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