Si intensifica l’attenzione sullo Stato di diritto

BRUXELLES Non c’è solo il degrado dell’ambiente a preoccupare nell’Unione Europea, crescono anche le preoccupazioni sulla salute dello Stato di diritto e delle nostre democrazie. A inizio luglio la Commissione europea aveva puntato i riflettori sullo stato della giustizia, rincara adesso la dose con un rapporto più ampio, quello sullo Stato di diritto e le infrazioni di cui è oggetto.

Questa iniziativa si inserisce nel quadro di una normale attività istituzionale della Commissione nella sua funzione di “guardiana dei trattati”, ma coincide – non a caso – con le procedure di infrazione appena indirizzate a Polonia e Ungheria per il non rispetto dell’indipendenza della magistratura e della libertà di espressione e di orientamento sessuale, facendo eco al pronunciamento della Corte europea di giustizia che ha riaffermato la prevalenza del diritto comunitario su quello nazionale.

L’indagine della Commissione è puntigliosa e non fa sconti a nessuno: tutti i Paesi Ue, e non solo Polonia e Ungheria, rivelano di non aver tutti i conti il rispetto della democrazia, con un’attenzione particolare alla piaga della corruzione.

Senza alcuna pretesa di completezza, può essere utile rilevare in particolare le lacune individuate per l’Italia, anche perché si tratta di temi all’ordine del giorno nel contrastato dibattito in corso sulla riforma della giustizia. Si parte dalla riforma delle procedure per le elezioni dei giudici nel Consiglio superiore della magistratura per passare alla necessità di investire in risorse finanziarie e umane e nella digitalizzazione per migliorare l’attività giudiziaria; un’attenzione particolare è accordata al contrasto alla corruzione e alla necessaria accelerazione nel trattamento di questi affari che spesso interessano alti livelli dell’amministrazione. Sono da regolare anche le transizioni di responsabilità dal settore pubblico a quello privato, definendo adeguati periodi di intervallo e vanno valutate le esperienze fatte nel periodo di pandemia per i rischi di corruzione a fronte di procedure accelerate di appalto.

Un altro capitolo importante riguarda il pluralismo e la libertà dei media: in Italia i riflettori sono puntati sulle indebite intercettazioni a carico di giornalisti attivi soprattutto sul tema delle migrazioni, con riferimento alle accuse di rapporti tra le Ong e i trafficanti di esseri umani. Sul banco degli imputati in Italia anche la decretazione d’urgenza, da sottoporre al controllo del Parlamento: un tema ancora sollevato nei giorni scorsi dal presidente Sergio Mattarella.

Scorrendo le 35 pagine del rapporto della Commissione europea si nota un contenuto numero di rilievi all’Italia, contrariamente a quanto accade per la maggioranza dei Paesi Ue. In particolare la “geografia” del rispetto dello Stato di diritto evidenzia una prevalenza di richiami indirizzati ai Paesi entrati più recentemente nell’Ue, a partire dal grande allargamento del 2004, quasi a significare un ritardo nella transizione democratica dei governi reduci dalla pesante esperienza sovietica che, a trent’anni di distanza, fa ancora sentire la sua influenza.

C’erano una volta la Svezia e il Parlamento europeo
Franco Chittolina, sociologo, ha lavorato per 25 anni nelle istituzioni europee

Viene da pensare che il deficit democratico registrato in Polonia e in Ungheria potrebbe non essere che la punta di un iceberg che rischia di trascinare altri Paesi su una pericolosa rotta di collisione con il resto dell’Unione, dove peraltro non tutto è esemplare quanto a vita democratica e il Rapporto non lo nasconde.

Si colloca anche in questo contesto la crescente tensione tra le Istituzioni comunitarie e Polonia e Ungheria, delineando un nuovo scenario che fa prevedere posizioni più dure verso questi due Paesi di quanto non sia avvenuto finora.

Franco Chittolina

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