Un anno di vita per l’ospedale nuovo: debuttano i giardini terapeutici

Un anno di vita per l'ospedale nuovo: debuttano i giardini terapeutici 1

VERDUNO 19 luglio 2020: dopo oltre un decennio di attesa oltre i limiti e il trasloco portato a termine durante l’emergenza da Covid-19, quasi di soppiatto è iniziata la vita dell’ospedale di Verduno, intitolato alla memoria di Michele e Pietro Ferrero. Superate le diffidenze, il nosocomio ha subito iniziato a conquistarsi la fiducia della cittadinanza, complici gli spazi ampi, moderni e i nuovi e positivi servizi. Anche se, a causa della pandemia e di problematiche di lunga data per l’Asl Cn2 di Alba-Bra, ancora non ha potuto esprimersi al massimo delle sue reali possibilità.

Tra i progetti, c’è stato da subito quello degli healing gardens, i giardini terapeutici che verranno realizzati nei cortili e nei terrazzi interni, oltre che all’esterno della struttura. Dice Luciano Scalise, direttore della fondazione Ospedale Alba-Bra: «A breve, verrà consegnato ufficialmente il primo giardino terapeutico, realizzato al piano zero, per la psichiatria». Noi, però, ve lo riveliamo in anteprima con le immagini qui sotto.

Nonostante tutto ciò e malgrado le due ondate pandemiche che ha dovuto affrontare nell’immediato, è stata portata a termine una mole di lavoro notevole, come dimostrano i numeri: in un anno, 677 parti, 3.066 interventi chirurgici, 6.329 ricoveri in area medica, 291 angioplastiche coronariche, 27.708 accessi al pronto soccorso, 15.274 esami radiologici e 98.525 prestazioni ambulatoriali specialistiche. Per quanto riguarda i ricoveri attuali, se i posti letto nel reparto Covid-19 sono ridotti a poche unità, si superano invece i 200 pazienti negli altri reparti.

A tirare le somme, è il direttore generale della Cn2 Massimo Veglio, confermato dalla Regione nel suo ruolo per i prossimi tre anni: «Dal momento in cui il Ferrero è entrato in funzione, due elementi sono stati evidenti: il fatto che si trattasse di una nuova struttura e le diverse ondate della pandemia. Ma sono certo che, nell’ex ospedale San Lazzaro di Alba, non sarebbe stato possibile affrontare la situazione come si è fatto a Verduno».

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Per scrivere davvero il futuro del nuovo ospedale, peraltro, servono ingenti risorse. «Potremmo fare di più: su dodici sale operatorie, ne utilizziamo cinque, più una per le urgenze, mentre pesa ancora il Covid-19, con le vaccinazioni che – ancora oggi svolte sette giorni su sette – assorbono personale. Oltre a questo, c’è una questione di fondi: continuiamo a ricevere dalla Regione quanto avevamo in precedenza, ma ovviamente il Ferrero di Verduno è molto più dispendioso rispetto a due ospedali obsoleti come il San Lazzaro e il Santo Spirito, peraltro ancora attivi per alcuni servizi. Abbiamo una programmazione sanitaria importante, ma servono risorse sufficienti, che permettano di assumere altri professionisti».
Tra le novità all’orizzonte, c’è l’avvio della radioterapia con il rispettivo reparto, collaudato durante l’estate, per poi accogliere i primi pazienti a settembre, così da evitare ai malati di cancro del territorio di doversi spostare a Cuneo per i trattamenti. Per portare la radioterapia a Verduno, così come per allestire altri reparti e servizi, un ruolo fondamentale ha avuto la fondazione Ospedale Alba-Bra, fin da subito in prima linea nel sostegno della nascita e dello sviluppo della nuova struttura.

Luciano Scalise è il direttore della fondazione: «Il lavoro che è stato fatto negli anni, grazie alla generosità del nostro territorio, è davanti agli occhi di tutti. Abbiamo raccolto e donato al Ferrero all’incirca 25 milioni di euro, che sono serviti per allestimenti e tecnologie di ultima generazione. Ora, dal momento che l’ospedale è fatto e avviato, abbiamo intenzione di continuare il nostro operato, guardando anche ad altri aspetti: vogliamo dedicarci alle persone, a partire dalla formazione. Abbiamo già attivato sei borse di studio per giovani specializzandi e prossimamente partirà una nuova iniziativa per la neuropsichiatria infantile».

Francesca Pinaffo

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