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Le misteriose pietre di Voynich a Gorzegno

Un nuovo percorso del Museo a cielo aperto apre all’arte contemporanea

Le misteriose pietre di Voynich a Gorzegno
Nando Gallo e Giordano Berti con alcune Pietre di Voynich

GORZEGNO Sabato 14 agosto, alle 18.30, inaugurano due nuove sezioni del Museo delle pietre parlanti che vanno ad aggiungersi alla sezione etnografica aperta i giugno. Tra la piazza centrale e le vie del paese resteranno esposte in modo permanente opere di Nando Gallo e Massimo Berruti. Gallo ha scolpito una stele intitolata El temp u pâsa, pâsele ben! Un esplicito invito a godere i piaceri della vita. Berruti ha dipinto ad aerografo su lastra di pietra (due metri per uno) una riflessione sui legami tra gli esseri umani e l’universo.

Altre pitture su pietra sono state donate a Gorzegno da due artisti emiliani che portano lo stesso cognome, pur non essendo parenti. Stefano Stek Calzolari, ispirandosi all’aura magica di Gorzegno ha creato una specie di talismano: Occhio + Cuore. Riccardo Calzolari, invece, ha dipinto nottetempo, su un grande pilastro nella piazza di Gorzegno, un sogno intitolato Mezza notte di fiaba.

Le misteriose pietre di Voynich a Gorzegno 1
Nando Gallo con una Pietra di Voynich

L’altra sezione del Nàsc è dedicata al misterioso Manoscritto Voynich, prodotto intorno al 1430, forse in Italia. È definito “erbario” per le numerose illustrazioni di fiori e piante, ma l’elemento più interessante è il testo, scritto con un alfabeto tanto elegante quanto incomprensibile. Nessuno studioso è mai riuscito a decifrarlo. Anche i servizi segreti americani e russi e persino le intelligenze artificiali più all’avanguardia hanno fallito.

Quest’opera enigmatica, oggi in Usa, alla Biblioteca universitaria di Yale, fa il suo ingresso in Valle Bormida sotto forma di sette grandi pietre scolpite da Nando Gallo, Ivano Ghiglia e Remo Salcio. Lo storico dell’arte Giordano Berti, che ha curato il progetto espositivo, giustifica le Pietre di Voynich a Gorzegno col fatto che «questo paese possiede evidenti testimonianze di una tradizione esoterica: l’architrave dei draghi risalente al 1586; una lapide del 1582 dedicata alla famiglia del cabalista Pico della Mirandola, che ebbe a Gorzegno una progenie fino alla fine del Cinquecento; una scena di esorcismo dipinta nella chiesa di San Siro».

Non va poi dimenticato che in Piemonte sopravvivono numerose leggende sul Libro del comando posseduto dalle “masche”, oltre a una medicina popolare legata all’uso di erbe medicamentose. Di questo particolare argomento si parlerà nel Venerdì green del 13 agosto, con gli esperti Roberto e Oreste Cavallo. Dopo l’inaugurazione delle opere museali, alle 21 si terrà sul prato di fronte la Cappella di San Martino il concerto degli Archimedi, uno straordinario trio di archi che propone Archi Stars: mix esplosivo di pop, folk e jazz. Lo spettacolo è accompagnato, sulla facciata della cappella, da video proiezioni, di ambientazioni urbane contemporanee di varie città del mondo, a cura di Roberto Tibaldi.

 

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