Jérôme Fenoglio: «I giornali non devono essere schierati con la verità ufficiale, ma con la verità dei fatti»

Jérôme Fenoglio: «I giornali non devono essere schierati con la verità ufficiale, ma con la verità dei fatti»

INTERVISTA Più di 430mila copie vendute al giorno, compresi gli abbonamenti cartacei e digitali, con una crescita del 21 per cento rispetto al 2020: è l’impresa di Le Monde, il quotidiano francese fondato nel 1944. Da sempre progressista, in contrasto rispetto al conservatore Le Figaro, Le Monde ha attraversato i tempi, con al centro inchieste e reportage, senza dimenticare le vignette satiriche di alcune tra le più pungenti matite d’Europa. E se da sempre i numeri di Le Monde sono in controtendenza rispetto alla crisi generalizzata delle grandi testate nazionali, dal 2015 si è registrato un ulteriore balzo, con la nomina a direttore di Jérôme Fenoglio. Lo dicono i numeri: a fine 2020 è stato raggiunto il record di 460mila abbonati complessivi, di cui 360mila  esclusivamente alla versione digitale. Una realtà in cui l’on-line traina il cartaceo, ma nel quale quest’ultimo regge il passo. Per Fenoglio, il primo ingrediente è la qualité du travail, la qualità del lavoro.

Nel fine settimana, l’occasione per raccontarsi è stato il premio Fautor Langae-Nocciola d’oro,  ideato nel 2007 dalla Confraternita della nocciola di Cortemilia per celebrare chi ha contribuito a valorizzare la Langa. Una definizione adatta per il direttore di Le Monde, il cui bisnonno paterno era originario di Cortemilia e la bisnonna di Gorrino, frazione di Pezzolo. Insieme a lui, premiati dal Gran Maestro della Confraternita Ginetto Pellerino, l’imprenditore Bruno Ceretto, il giornalista Aldo Cazzullo e Fulvio Marino, dell’omonimo mulino di Cossano Belbo, volto Tv della trasmissione Rai “È sempre mezzogiorno”. Durante l’anteprima albese del premio, sul palco di Confindustria Cuneo in piazza San Paolo, abbiamo incontrato Fenoglio.

Fenoglio, come si sente a ricevere la Nocciola d’oro?

«Sono davvero molto onorato. Sono stato per la prima volta a Cortemilia una quindicina di anni fa: mio padre, che non era mai stato in Piemonte, mi raccontava di questo paese e delle nostre origini. Così un giorno ho deciso di portarci la mia famiglia, per conoscere meglio questa terra da cui sono partiti i miei antenati. Questa volta, grazie alla Confraternita della nocciola, è stato toccante ricostruire le loro vicende, luogo dopo luogo. Ed è stato ancora più emozionante tornare qui come direttore di Le Monde, per la mia storia personale, ma anche per il legame che da sempre c’è tra Italia e Francia».

Come direttore di uno quotidiano come Le Monde, come valuta lo stato di salute dell’informazione in Francia?

«Posso parlare dell’informazione scritta, perché è l’ambito in cui lavoro da sempre. Credo che, per i quotidiani, la grande occasione sia la possibilità di far crescere la versione digitale e dimostrare che quest’ultima non è una minaccia, ma al contrario è ciò che ci sta salvando. Grazie al lavoro che portiamo avanti sul nostro sito Internet, con la rete sociale che si è creata attorno, siamo riusciti a riconquistare lettori giovani e soprattutto ad aumentare gli abbonati, di cui una parte importante sono all’estero. Il risultato è che Le Monde ha raggiunto oggi un numero record di lettori, permettendoci di crescere ulteriormente come gruppo. Penso che una delle formule per uscire dalla crisi dei quotidiani sia proprio questo connubio tra cartaceo e digitale:  se si intraprende questa strada, sono convinto che si possa guardare con molto ottimismo al futuro».

A tal proposito, pare che tra i nemici dei no-vax e dei no-green pass ci siano proprio i giornalisti, come dimostrano episodi anche violenti registrati sia in Italia che in Francia: da dove nasce questo sentimento di odio e come si deve comportare il mondo dell’informazione di fronte a questi attacchi?

«Ciò che accade è che queste persone, che per fortuna rappresentano la parte minoritaria della popolazione, in Francia come in Italia, attribuiscono ai giornali un compito che non hanno: l’informazione non è chiamata a rivestire un ruolo ufficiale, ma a raccontare fatti, ciò che accade nella realtà. Per questa ragione, forse questi movimenti non accettano che gli eventi attuali ci confermino sempre di più l’importanza della vaccinazione. E che il pass sanitario non è una privazione di libertà, ma al contrario garantisce il rispetto della libertà di ciascuno. Questo non significa che la stampa sia alle dipendenze del Governo: se i fatti ci dicono che alcune decisioni non sono giuste, bisogna scriverlo senza timore. E in Francia devo dire che non esitiamo a farlo. È  sempre importante ricordarsi che i giornali non devono essere schierati con la verità ufficiale, ma con la verità dei fatti: questa è la libertà di informare».

E, nello scenario attuale, è difficile garantire sempre questa libertà?

«Credo che i lettori di Le Monde abbiano capito che il  nostro è un giornale libero, che non può essere influenzato in alcun modo. Rispetto alla nostra situazione, sono molto più preoccupato per ciò che accade in altri Paesi del mondo e per altre forme di comunicazione, come la televisione, dove penso che l’informazione rischi di essere più distorta. Se guardiamo a Le  Monde, ma anche ad altri giornali, penso che la libertà esista ancora, per fortuna».

Francesca Pinaffo

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