CERESOLE D’ALBA Tratteggiare la realtà carceraria degli anni Ottanta del Secolo scorso, per rendere giustizia a quei molti che non ce l’hanno fatta, risucchiati nel baratro del Ferrante Aporti: la funzione sociale è ben presente nelle pagine di Nemmeno mai è per sempre, opera presentata nel tardo pomeriggio di domenica 5 settembre. Nel clima di generale euforia che caratterizza in questi giorni il centro del paese roerino, animato dalla festa patronale, si è tenuta la presentazione di questo libro, curato dal giornalista Marco Accossato che, partendo dalla vicenda personale del protagonista (un ragazzo che ha conosciuto la realtà carceraria torinese e che compare con lo pseudonimo di Ulisse), offre uno spaccato di questa specifica realtà e di tutti i contenuti sociali a essa correlati.
Non un racconto di cronaca, dunque, ma uno scritto che vuole raccontare il «terremoto dell’anima», così lo ha definito il curatore, di Ulisse, analizzando, al contempo, il mondo carcerario non solo come realtà punitiva: l’accento viene posto su questioni come l’importanza della prevenzione su cui, denuncia Accossato, negli ultimi decenni non si è investito abbastanza. La volontà di questo libro è quella di costituire una pietra d’inciampo per le generazioni che verranno: questo è quanto dichiarato da Ulisse, che ha invitato chi sta vivendo una situazione difficile, analoga a quella che lo ha riguardato in gioventù, a non perdere la speranza.
Dennis Bellonio