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Verso un noi sempre più grande: domenica 26 è la giornata del migrante

Verso un noi sempre più grande: domenica 26 è la giornata del migrante

GIORNATA DEL MIGRANTE Nell’enciclica Lumen fidei, la prima enciclica di papa Francesco, iniziata da papa Benedetto XVI, ritroviamo un passaggio in cui si legge come una caratteristica della fede sia portarci «al di là del nostro io isolato verso l’ampiezza della comunione» (L.F. 4). Questa caratteristica della fede di costruire un noi papa Francesco la riprende nell’enciclica Fratelli tutti e nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2021, dove si afferma non solo che la fede è fondata sul noi, sulla comunione, ma anche che la fede è impegno a creare «un noi sempre più grande». Pertanto il noi è a fondamento non solo della fede, ma anche della speranza e della carità: caratterizza l’abito cristiano, la nostra responsabilità e i nostri progetti. E il noi ecclesiale – ci ricorda ancora papa Francesco – non è impoverito, ma arricchito dalla ricchezza della diversità che i mondi migranti ci fanno incontrare, e riceve una nota nuova, quella della cattolicità, dell’universalità.

Il Papa sembra ricordarci che il rifiuto, i muri, l’abbandono, i respingimenti, il disprezzo, le violenze non solo impoveriscono il noi del mondo, ma impoveriscono anche il noi della fede, che per sua natura è cattolica. La fede è ferita tutte le volte che hanno il sopravvento i nazionalismi – come ci ha insegnato la storia del Novecento – tutte le volte che ha il sopravvento l’individualismo o l’autoreferenzialità nella vita ecclesiale e sociale. «Il tempo presente – scrive papa Francesco nel Messaggio riprendendo la Fratelli tutti – ci mostra che il noi voluto da Dio è rotto e frammentato, ferito e sfigurato… E il prezzo più alto lo pagano coloro che più facilmente possono diventare gli altri, gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali». Le migrazioni per la Chiesa sono una provocazione a non indebolire la cattolicità, per ciascuno di noi ad essere cattolici, cioè aperti, capaci di riconoscere gli altri come fratelli e sorelle, di affermare concretamente la dignità di ogni persona e di vivere la fraternità come stile. I fedeli cattolici – scrive ancora papa Francesco – «sono chiamati, ciascuno a partire dalla propria comunità in cui vive, affinché la Chiesa diventi sempre più inclusiva». Un impegno all’inclusione che da ecclesiale deve diventare anche impegno e progetto politico, per una nuova città, per un nuovo mondo. «Oggi, e sempre di più, ci sono persone ferite. L’inclusione o l’esclusione di chi soffre lungo la strada – leggiamo nell’enciclica Fratelli tutti – definisce tutti i progetti economici, politici, sociali e religiosi. Ogni giorno ci troviamo davanti alla scelta di essere buoni samaritani oppure viandanti indifferenti che passano a distanza» (F.T. 69).

La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato diventi, quest’anno, una tappa per una Chiesa comunione e una città più inclusiva, una tappa nella costruzione di un mondo fraterno che vede la responsabilità di tutti. E preghiamo il Signore, con le parole di papa Francesco, perché «la nostra terra possa diventare, così come Tu l’hai creata, la Casa comune di tutti i fratelli e le sorelle».

di monsignor Gian Carlo Perego,
presidente Cemi e fondazione Migrantes

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