Conclusa la vendemmia all’interno del carcere di Alba

Conclusa la vendemmia all’interno del carcere di Alba 1

ALBA Si è conclusa da pochi giorni la vendemmia nel carcere albese. La struttura ospita al suo interno una vigna di un ettaro, principalmente di uve Nebbiolo e Barbera, con cui si producono circa duemila bottiglie l’anno con il marchio Valelapena. Il vigneto, il noccioleto con 130 piante, il giardino di ottomila metri quadrati, la serra e l’orto di circa quattromila, rappresentano insieme il fulcro del progetto di formazione legato all’agricoltura finalizzato agli inserimenti lavorativi. Al progetto collaborano attivamente la direzione del carcere, con il direttore Giuseppina Piscioneri, l’ente formativo Fondazione Casa di carità arti e mestieri Onlus, l’Istituto Umberto I (scuola enologica di Alba), che si occupa della vinificazione e Syngenta che fornisce gli agrofarmaci e le sementi, oltre ad aver realizzato attività promozionali legate all’iniziativa, tra cui un libro e alcune mostre.

Conclusa la vendemmia all’interno del carcere di Alba

Il gruppo si è quindi dovuto cimentare per la prima volta con la vendemmia, in una giornata supportata anche dal consigliere comunale della Città di Alba con delega all’Agricoltura, Mario Sandri: «Da vignaiolo sono orgoglioso che, ad Alba, il reinserimento sociale e lavorativo di questi ragazzi possa avvenire attraverso l’attività agricola. Il progetto all’interno del carcere è cresciuto ogni anno di più grazie all’impegno di tutti i soggetti coinvolti e oggi è una realtà consolidata che può essere un aiuto concreto per chi, una volta scontata la pena, deve nuovamente confrontarsi con il mondo del lavoro».

Aggiunge Giovanni Bertello: «Un progetto cui teniamo molto e che sta dando ottimi risultati. Un ringraziamento al garante dei detenuti di Alba, Alessandro Prandi, e al garante regionale, Bruno Mellano, per il costante interesse e impegno per questa iniziativa finalizzata al reinserimento lavorativo dei detenuti. In questi due anni di pandemia il progetto è rimasto in piedi anche grazie al supporto costante dell’assistente capo, Pio Longobardi, che segue le attività agricole insieme ai detenuti, garantendo sempre la massima sicurezza».

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