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Quale futuro per la chiesa di Santa Chiara a Bra?

Quale futuro per la chiesa di Santa Chiara a Bra? 1
La chiesa di Santa Chiara a Bra © Tino Gerbaldo

BRA Italia nostra organizza un convegno in cui si esamineranno criticità e idee di valorizzazione
«Quello che stiamo organizzando per la mattinata di sabato 6 novembre è un convegno pubblico per portare i problemi della chiesa di Santa Chiara alla conoscenza della cittadinanza e oltre i confini della città». Angelo Mallamaci, presidente della sezione locale di Italia nostra, sintetizza in questo modo il grande lavoro organizzativo che il Consiglio regionale di Italia nostra Piemonte-Valle d’Aosta sta portando avanti in queste settimane. E aggiunge: «Il convegno si propone questi obiettivi: analizzare i problemi che riguardano il capolavoro di Bernardo Antonio Vittone e l’urgenza di un tempestivo intervento risolutore, portando al contempo all’attenzione di un’ampia platea la necessità di salvare l’integrità del complesso nel suo insieme, riunificando le varie parti attualmente smembrate, in modo da ricostruirne la necessaria unitarietà. Infine cercheremo anche di esplorare le possibili soluzioni che qualifichino l’intero complesso, come uno spazio atto alla promozione della vita culturale, oltre che un luogo di aggregazione civile e un polo di attrazione turistica».

Aggiunge Adriana My del Consiglio regionale di Italia nostra: «Secondo noi è necessario salvare l’integrità del complesso nel suo insieme, in quanto la chiesa venne concepita non come un edificio isolato, ma come parte dell’esistente convento delle Clarisse (opera dell’architetto Gian Giacomo Planteri, zio del Vittone); la genialità sta anche nell’avere realizzato una perfetta integrazione dell’edificio della chiesa con i manufatti preesistenti, attraverso una soluzione di grande impatto scenografico».

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Aggiungono i soci di Italia nostra: «Per restituire il più possibile al complesso la sua unitarietà, sarà necessario il coinvolgimento, oltre che della proprietà (i padri Cappuccini), anche dell’Amministrazione comunale. L’auspicio è poter offrire con questo convegno le indicazioni e le informazioni necessarie per ridare a Santa Chiara e al complesso che le sta intorno la cura che meritano. Senza dimenticare che sono allo studio dei “percorsi vittoniani” che potrebbero trovare a Bra il loro fulcro; nel coro della chiesa invece si potrebbero immaginare attività didattiche del corso musicale della scuola media Piumati».
La sede del convegno avrebbe dovuto essere il coro della chiesa, ma visti i posti limitati e il necessario distanziamento sociale l’incontro, al quale hanno aderito molti qualificati relatori, si terrà presso il centro polifunzionale Giovanni Arpino.

Valter Manzone

Problema più urgente: le infiltrazioni d’acqua

La chiesa di Santa Chiara, che appartiene alla Regolare Provincia dei frati Minori Cappuccini, è stata sempre curata dal compianto padre Ettore Molinaro; dopo la sua morte è subentrata l’associazione Amici di Santa Chiara, presieduta da Alberto Di Caro. Che commenta: «La chiesa attualmente presenta una criticità di difficile soluzione: dall’altissima cupola ci sono infiltrazioni d’acqua, di cui al momento non abbiamo ancora individuato la causa, che ci hanno però costretto a transennare una parte dell’interno dell’edificio. Poi presentano problemi anche i lucernari del cupolino, i cui vetri imbarcano acqua; infine anche l’intera area dei tetti della nostra amata chiesa ha bisogno di una manutenzione straordinaria».

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Alberto Di Caro è il presidente degli Amici di Santa Chiara.

Aggiunge Di Caro: «Al momento quello che abbiamo intenzione di fare è incaricare un professionista che sappia effettuare un rilievo di tutti i problemi, stilando anche un preventivo economico per la loro risoluzione. Siamo certi che l’esecuzione di questi lavori non sarà certamente possibile con le nostre esigue finanze: noi ci occupiamo della manutenzione ordinaria e non abbiamo ovviamente le risorse sufficienti per far fronte a simili spese, per cui ci rivolgeremo a enti terzi, che ci possano finanziare». Il presidente Di Caro conclude: «Grazie alla buona volontà del nostro componente del direttivo Danilo Bono, come associazione, garantiamo l’apertura della chiesa, quotidianamente, dalle ore 9 fino alle 19 e in tutte le occasioni in cui ci sono dei concerti o anche quando i musicisti devono venire a fare le prove».

v.m.

Vero capolavoro del rococò piemontese fatto costruire dalle monache Clarisse 270 anni fa

Imboccando via Barbacana dalla piazza Caduti per la libertà, e risalendola tutta, si incontra prima la grande struttura che ospita la scuola media Piumati e, subito dopo, una delle opere d’arte più note della città: la chiesa di Santa Chiara. Progettata da Bernardo Antonio Vittone su commessa delle monache Clarisse, andava a completare il loro monastero (che oggi ospita la scuola media), già presente in quella zona. L’insieme di tutti questi edifici costituisce ancora oggi quello che è chiamato “complesso di Santa Chiara”. Per tornare alla chiesa, si scopre che i lavori per la sua realizzazione vennero iniziati nel maggio del 1742 e, dopo sei anni di attività del cantiere, l’edificio fu aperto al culto.

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Le infiltrazioni d’acqua hanno costretto a transennare una parte dell’interno dell’edificio progettato da Bernardo Antonio Vittone.

Spiega il vicesindaco Biagio Conterno: «È un vero capolavoro del rococò piemontese, con una costruzione a pianta quadrilobata, impostata su grandi pilastri che sorreggono la doppia cupola traforata (che l’architetto Vittone definì “cupola diafana”) e il cupolino. La decorazione pittorica dell’interno è opera di Pietro Paolo Operti e la sua bellezza è impreziosita dai giochi di luce che le aperture della doppia cupola consentono». Negli anni Cinquanta del XX secolo vennero realizzati anche due grandi dipinti da Pietro Dalle Ceste, che sono sistemati sugli altari laterali.

Il pavimento in marmo, che riproduce la proiezione della volta, è stato realizzato nel 1942 per iniziativa dei padri Cappuccini che, succeduti alle Clarisse (le monache dovettero abbandonare il convento nel 1802 a causa della soppressione napoleonica; restituito loro nel 1816, venne definitivamente confiscato nel 1883), restaurarono la struttura riaprendola al culto attorno al 1930.

Grazie alla sua acustica perfetta, attualmente il grande coro ospita delle interessanti rassegne musicali.

v.m.

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