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Cinghiali: sono troppo pochi i capi abbattuti nel 2021!

Controllo cinghiali, il bilancio dell’attività 2020 della Provincia di Cuneo

ANALISI Il 2021 è stato un anno difficilissimo per gli agricoltori della nostra zona, a causa del proliferare dei cinghiali e, in generale, della fauna selvatica. Si è generata una situazione «incontrollabile, che necessita di interventi radicali e non di tecnicismi burocratici». L’allarme degli addetti ai lavori e delle associazioni di categoria è generale e l’analisi che fa la Coldiretti non lascia spazio a dubbi, come spiega Franco Parola, responsabile ambiente e territorio di Coldiretti Cuneo. «I danni denunciati quest’anno non hanno precedenti. Le segnalazioni sono aumentate in maniera esponenziale e non arrivano solo dagli agricoltori, ma anche dai periti o dal personale degli Atc o dei Comprensori alpini. La provincia di Cuneo è stata funestata dalla presenza di cinghiali e in generale della fauna selvatica. Ci hanno segnalato dei problemi in Langa e Roero, nel Braidese come nell’Albese, con coltivazioni andate distrutte, danni alle aziende agricole e un senso di impotenza crescente. Quest’anno ci sono stati moltissimi danni ai vigneti, soprattutto per colpa dei caprioli. E sono stati anche messi a dura prova i noccioleti a causa della presenza dei ghiri».

Le conseguenze del proliferare della fauna selvatica si hanno anche sul numero degli incidenti stradali in Piemonte: la media di 1.200 sinistri all’anno rischia di essere superata. Nel 2021 si stima che la presenza dei cinghiali in Italia sia aumentata del 15%, arrivando a oltre 2,3 milioni di esemplari in giro. La caccia programmata e quella di selezione, stando ai numeri, non stanno fornendo i risultati necessari. Spiega Parola: «A fronte di una presenza di cinghiali che, in Piemonte, si stima in centomila esemplari, ne sono stati abbattuti 19mila con la normale attività venatoria e poco più di mille con la caccia di selezione».

Il proliferare dei cinghiali rischia di avere anche conseguenze sanitarie, come fa notare Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte. «Purtroppo, continuano a esserci novità pericolose come quella dell’ultimo caso di peste suina africana rilevato in un allevamento di maiali da ingrasso, nello Stato federale tedesco di Meclemburgo-Pomerania Occidentale, a 185 chilometri a Nord-ovest di Berlino, che fanno emergere ancor più la necessità di controlli serrati su tutte le carni, non solo a campione, ma su tutti i capi abbattuti». Continua Moncalvo: «Per questo è fondamentale il tavolo tecnico permanente che stiamo avviando con l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, il quale ha dimostrato disponibilità nell’affrontare le problematiche relative ai rischi sanitari che il proliferare dei selvatici genera sul tessuto produttivo, a livello sociale e ambientale».

Daniele Vaira

Confagricoltura: desta preoccupazioni la peste suina in Germania

CONFAGRICOLTURA Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, interviene ancora una volta sulla questione dell’eccessiva proliferazione della fauna selvatica, chiedendo a tutti gli enti interessati il massimo sforzo per contenere il fenomeno. «Destano forti preoccupazioni anche nella nostra regione le notizie provenienti dalla Germania, che segnalano un nuovo caso di peste suina africana nel distretto di Ludwigslust-Parchim, in una carcassa di cinghiale ritrovata un’ex area di addestramento militare, nei pressi di Redlin, al confine con lo stato del Brandeburgo», afferma Allasia. «Nei mesi scorsi, grazie all’intervento del prefetto di Torino che si era attivato su segnalazione della nostra organizzazione, si era istituito un tavolo di coordinamento tra tutti i soggetti interessati  per individuare iniziative congiunte per limitare la presenza abnorme di cinghiali che oltre a danneggiare pesantemente i raccolti crea problemi di ordine sanitario all’ecosistema. Dobbiamo evitare in tutti modi che la peste suina africana si propaghi: sarebbe un danno enorme per i nostri allevamenti e per la sicurezza alimentare. Per questo chiediamo a tutte le istituzioni di moltiplicare gli sforzi per sviluppare un’attività di selezione dei cinghiali che riporti il numero di ungulati a un livello compatibile per il nostro territorio», conclude Allasia.

 

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