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Agenzia dogane: le slot possono tornare nei bar

Gioco d’azzardo: dalle opposizioni già pronti 50mila emendamenti

AZZARDO L’illusione di risolvere le proprie sofferenze, la fuga in un luogo che cancella il dolore, la protesta contro un mondo considerato ingiusto, il disperato tentativo di affermare sé stessi o di richiamare l’attenzione altrui: sono soltanto alcune delle esperienze che possono muovere una persona verso il gioco d’azzardo.

Per questo, l’intervento terapeutico sugli individui ludopatici è importante, ma si tratta di un’azione tardiva, attivata quando il sintomo è già esploso.

È però la politica a detenere il potere di azione preventivo. Ecco perché il 4 gennaio è stata una data negativa sul fronte del contrasto al gioco patologico: l’Agenzia delle accise, dogane e monopoli ha infatti detto “sì” alla reinstallazione delle slot machine anche nei bar del Piemonte. Fin qui il via libera era solo per tabaccherie e sale specializzate.

La vicenda

Nel primo decennio del Duemila in Piemonte il gioco d’azzardo patologico era esploso, coinvolgendo migliaia di persone in perdite economiche e dipendenza psicologica da slot e videolottery. Così, nel 2016 il Consiglio regionale aveva approvato una legge che limitava fortemente la proliferazione degli apparecchi da scommessa: grazie a questa azione il gioco fisico era calato in Piemonte del 16,5%.

Dopo quattro anni, tuttavia, la Giunta di Alberto Cirio – su proposta della Lega – ha modificato la legge: se nel provvedimento precedente le sale slot e scommesse e gli spazi per il gioco dovevano mantenere almeno 500 metri di distanza dai luoghi sensibili – come ospedali, compro oro, scuole e bancomat –, con la nuova legislazione la distanza si è ridotta a 400 metri.

Quella che può apparire come una minima differenza comporta in verità il rischio di una moltiplicazione incontrollata degli apparecchi. Inoltre, la nuova disposizione consente agli esercizi che avevano dovuto disinstallare le macchinette da gioco in seguito alla norma del 2016 di presentare istanza di rimessa in funzione.

Con la scusa d’incentivare il mercato, il provvedimento avrà l’effetto probabile di riavviare nelle città innumerevoli dispositivi in grado di peggiorare i comportamenti patologici di gioco.

Un grave colpo

Ecco perché il 4 gennaio, quando l’Agenzia delle accise, dogane e monopoli ha ammesso la reinstallazione delle slot machine nei bar, coloro che combattono l’azzardo hanno subito un grave colpo.

Sono al momento in corso scontri interpretativi su come verranno applicate le indicazioni dell’Agenzia, mentre dalla presidenza della Regione si promette un chiaro approfondimento normativo entro i prossimi giorni.

Ma gli operatori non nascondono la preoccupazione, visto che il gioco patologico provoca come conseguenza deprivazione economica, accrescimento del disagio sociale, incrinatura delle relazioni e finanche la perdita dei beni essenziali come casa, salute e lavoro.

Molte persone sono arrivate alla compromissione integrale o a versare in grave povertà a causa dell’azzardo.

Maria Delfino

Ma per uscire dal problema bisogna dire stop all’offerta

AZZARDO Si può monitorare sul sito dell’Agenzia delle accise, dogane e monopoli quanto sia diffuso il gioco in città. Ad Alba figurano oggi 12 esercizi dedicati: quattro locali offrono al loro interno sia slot che videolottery.

Si tratta di una sala bingo e tre spazi per la scommessa. Sono, inoltre, presenti otto esercizi con solo slot machine.

Che cosa potrà cambiare ora? La nuova legge regionale approvata lo scorso luglio mostrerà i propri effetti da quest’anno.

Spiega Angela Menga, responsabile dell’area trattamento del Serd (il servizio per le dipendenze dell’Asl Cn2): «Su Alba e Bra il numero di pazienti in carico è pari a 52.

Il servizio ha conosciuto dal 2008 in avanti un costante aumento di persone seguite per problematiche legate al gioco d’azzardo.

Il trend è stato sempre in crescita, con gravi conseguenze a livello di salute pubblica e di mobilitazione di servizi, finanziamenti, azioni mirate alla prevenzione e alla cura della patologia.

La svolta si è verificata quando la Regione, con la legge del 2016, ha attivato limitazioni all’offerta.

I risultati si sono visti: dal 2018 in avanti il numero dei pazienti di primo accesso è diminuito. Nel 2020, anno del lockdown, non abbiamo aperto neanche una nuova cartella clinica.

È la dimostrazione di quanto affermano le evidenze scientifiche: le tecniche più efficaci per la prevenzione sono i limiti sull’offerta di gioco, sull’accessibilitàe sulla disponibilità di denaro».

Conclude Menga: «Ascoltando i racconti dei pazienti in trattamento, inoltre è emerso come il periodo di lockdown sia stato vissuto come una tregua – una sorta di periodo di recupero – con effetti benefici».

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