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L’artigianato piemontese crede nella ripartenza

Compro, arredo e restauro, quasi tutto garantisce un bonus fiscale
Foto d'archivio di un cantiere edile.

TORINO L’ufficio studi di Confartigianato imprese Piemonte ha elaborato i dati del secondo semestre 2021 sulla base degli indicatori più significativi che riguardano l’andamento del comparto artigiano nella regione.

Le indagini congiunturali trimestrali condotte nel corso dell’anno sono caratterizzate, nei primi tre trimestri, da un certo pessimismo, attenuato dalle previsioni positive nel quarto, sul quale influiscono le prospettive di superamento della crisi pandemica, grazie al buon esito della campagna vaccinale, nonché le opportunità legate alla ripresa del settore delle costruzioni, favorita dal superbonus, ed alle risorse derivanti dal Pnrr.

Giorgio Felici presidente di Confartigianato imprese Piemonte
Pier Giorgio Felici,presidente di Confartigianato imprese Piemonte.

«Gli artigiani piemontesi credono, nel complesso, nella ripartenza, dopo il dramma del lockdown e i precedenti anni di recessione», commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato imprese Piemonte. «Per avviare realmente la ripresa e far sì che le risorse del Pnrr non vengano utilizzate a fini meramente emergenziali, ma di carattere strutturale, occorrono vere riforme e il pieno coinvolgimento delle imprese artigiane e delle piccole imprese, il cui modello coniuga sostenibilità sociale, economica e ambientale».

IMPRESE ARTIGIANE PER PROVINCIA E RAMO DI ATTIVITÀ
Ramo di attività AL AT BI CN NO TO VB VC Totali
Metalmeccanica 999 803 600 2.105 1.300 6.010 505 600 12.922
Manifatture leggere 1.004 660 761 1.989 1.070 5.203 402 501 11.590
Manifattura varia 1.005 262 196 1.025 328 3.303 275 219 6.613
Costruzioni 4.501 2.782 1.577 7.530 3.399 26.272 1.605 1.931 49.597
Riparazioni 861 401 405 1.169 605 4.198 310 310 8.259
Trasporti 649 345 140 987 445 4.411 187 200 7.364
Servizi alle imprese 663 318 303 1.008 711 5.201 329 200 8.733
Servizi alla persona 949 581 600 1.681 1.090 6.235 536 565 12.237
Totale 10.631 6.152 4.582 17.494 8.948 60.833 4.149 4.526 117.315

Per quanto riguarda il credito, la quantità dei prestiti alle imprese di minori dimensioni continua a essere inferiore rispetto a quella erogata alle imprese medio-grandi. Inoltre, i tassi d’interesse bancari attivi sui prestiti connessi a esigenze di liquidità sono, nel periodo dicembre 2019-giugno 2021, mediamente doppi per le piccole imprese (da 5,82% a 6,08%) rispetto a quelle medio-grandi (da 2,99% a 3,00%).

Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio dell’artigianato della Regione Piemonte, a dicembre 2021, le imprese artigiane piemontesi attive sono 117.315; secondo le stime dell’ufficio studi di Confartigianato imprese Piemonte nel primo semestre dell’anno 2022 non vi saranno variazioni significative, ma si assisterà a una situazione di stallo, anche alla luce degli ultimi provvedimenti governativi di contrasto e contenimento della pandemia. Conseguentemente, nella prima metà del 2022 si riscontrerà una sostanziale tenuta della consistenza numerica delle imprese con un piccolo incremento pari 79 unità produttive, con le seguenti variazioni per dimensione:

  • da 0 a 1 addetti: +80;
  • da 2 a 4 addetti 0;
  • da 5 a 10 addetti -1;
  • da 11 a 20 addetti 0;
  • oltre i 20 addetti 0.

Le imprese artigiane danno lavoro a 238.298 persone

A dicembre 2021 l’occupazione nell’artigianato in Piemonte si colloca sulle 238.298 unità lavorative, di cui 130.717 autonomi e 107.581 dipendenti; nel 2007 gli addetti, tra titolari e dipendenti, erano 313.533, con una perdita complessiva, nel periodo considerato, pari a 75.235 posti di lavoro.

In base al monitoraggio dell’Osservatorio del mercato del lavoro della Regione Piemonte, aggiornato al dicembre 2021, si evince che gli apprendisti, rispetto ai 20.116 del 2020, sono 28.118. Sul consistente aumento degli apprendisti in quest’anno dopo la forte riduzione del 2020, ha inciso il miglioramento delle prospettive economiche ed occupazionali a seguito dei provvedimenti del Governo, del positivo andamento della campagna vaccinale e conseguente contenimento della pandemia, nonché delle positive aspettative legate all’attuazione del Pnrr.

Secondo le stime della Banca d’Italia il nostro Paese conclude il 2021 con un tasso di crescita del Pil pari al 6,2%, mentre la crescita nel 2022 dovrebbe essere del 4% e nel 2023 del 2,5%. Un sostegno considerevole all’economia proviene dalla legge di bilancio, che in particolare conferma i bonus edilizia, e dagli interventi delineati nel Pnrr quale volano per le riforme e gli investimenti pubblici.

Preoccupazione desta però il pesante rialzo dei prezzi, ed in particolare delle materie energetiche, con l’inflazione che, secondo le stime, salirebbe dall’ 1,9% nel 2021 al 2,8% nel 2022, mentre per il 2023 e 2024 è previsto un rallentamento all’1,5% ed all’1,7% rispettivamente.

«È opportuno che lo Stato si riappropri della titolarità di alcuni asset strategici come l’energia e il credito. Con particolare riferimento al caro tariffe energetiche – conclude Felici – gli interventi del Governo, pur auspicabili, non saranno significativi senza un concreto piano energetico nazionale con scelte strategiche non ideologizzate, in grado di consentire alle imprese di continuare l’attività. Altro ostacolo sulla via della ripresa è dato dalla diffusione della variante Omicron, per contrastare la quale è indispensabile intensificare le azioni volte a far sì che venga vaccinato l’insieme della popolazione».

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