La testimonianza del profeta può trascinare

PENSIERO PER DOMENICA – IV TEMPO ORDINARIO – 30 GENNAIO

Bello l’abbinamento tra Giornata delle vocazioni e profezia. Sono i profeti che trascinano, con la loro fede, con la forza della verità che proclamano, con l’esempio della loro carità. Incontreremo oggi un profeta straordinario, Geremia (1,4-5.17- 19). Vedremo poi Gesù a Nazareth nelle vesti di profeta in mezzo alla sua gente (Lc 4,21-30). Ci confronteremo infine con san Paolo che indica come forma eccellente di profezia la carità (1Cor 13,1-13). Il profeta, nella Bibbia non è colui che prevede il futuro, ma che legge il presente e la storia con gli occhi di Dio. Il profeta parla in nome di Dio e spesso propone una lettura degli eventi diversa da quella comune. Solo orecchi attenti e cuori aperti riescono a coglierne il messaggio.

La testimonianza del profeta può trascinare
Il profeta Geremia, affresco dell’XI secolo a Galliano (Como).

Geremia è uno dei personaggi biblici meglio caratterizzati: un giovane, timido, incerto e sensibile, chiamato a vivere da protagonista un momento drammatico della storia d’Israele. Perseguitato dai compaesani, denunciato da parenti e amici, non poté sposarsi perché la donna amata fu uccisa. Visse da solitario, maledetto, esiliato. L’unica sua valvola di salvezza fu la fiducia di essere chiamato da Dio: «Prima di formarti nel grembo materno ti ho conosciuto… Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti». Il profeta trascina come uomo di fede, aggrappato a Dio, con una fiducia incrollabile nella sua assistenza.

A Nazareth, Gesù si presenta come profeta e fin dall’inizio sa che la sua missione sarà difficile come quella dei profeti. Gesù ha proclamato la gratuità dell’agire di Dio, rifiutandosi di assecondare le pretese dei suoi compaesani. Era pronto a donare tutto, anche la vita, ma non sopportava l’arroganza e la ricerca di privilegi. Il profeta crede nella forza della verità e la proclama, senza cercare privilegi e senza servirsi di Dio per ottenerli.

C’è una terza forma di profezia, alla portata di tutti: la profezia della carità, cantata da Paolo in una della pagine più alte della letteratura religiosa: l’inno alla carità di 1Corinti. Se la profezia è il tentativo di dire chi è Dio, la carità mostra il modo in cui Dio agisce. La carità è la testimonianza viva dell’amore di Dio: un amore gratuito, generoso, senza invidia e orgoglio, disinteressato, fiducioso, ricco di speranza e di spirito di sopportazione. La profezia implica le parole, ma va oltre. La carità, più efficace delle «lingue degli uomini e degli angeli» è la profezia dei gesti concreti di amore, di vicinanza a chi è nel bisogno, di accoglienza di chi è disperato, di com-passione con chi soffre. Non è detto che l’amore concreto e vissuto convinca sempre; certamente spiazza, inquieta, interroga. Qualche volta trascina.

Lidia e Battista Galvagno

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