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Al Cinema: Andrea Bosca e la scelta di Ilaria

L’INTERVISTA Antigone, nella tragedia greca di Sofocle, si chiede se dare giusta sepoltura al fratello Polinice oppure se rispettare l’editto del re di Tebe che la vieta. Seguire le leggi umane, anche se sbagliate, o quelle divine, non scritte ma giuste? Un dilemma simile a quello a cui si trovò di fronte Ilaria Capua, la virologa romana che nel 2006 scelse di rendere di dominio pubblico la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza aviaria, al posto di pubblicarlo in un database ad accesso limitato. Una decisione che le inimicò il mondo scientifico e che più tardi le costò diverse procedure giudiziarie, ma che permise di ridurre i tempi e portò alla prima vaccinazione contro l’epidemia.

Al Cinema: Andrea Bosca e la scelta di Ilaria
Qui sopra: Andrea Bosca con Anna Foglietta in un’inquadratura del film Trafficante di virus, diretto da Costanza Quatriglio per Amazon.

La storia della coraggiosa scienziata, ora direttrice del centro One health dell’Università della Florida, rivive nel film Trafficante di virus, diretto da Costanza Quatriglio e liberamente ispirato alle vicende, tra cui il processo nel quale Capua era accusata di aver diffuso il virus tra gli esseri umani per poter trarre profitto dalla vendita dei vaccini.

Tra gli interpreti della pellicola, uscita nei cinema a novembre e ora disponibile su Amazon prime video, c’è l’attore canellese Andrea Bosca che presta il volto a Giacomo, un collega ricercatore della protagonista Irene, pseudonimo sotto cui si cela la figura di Ilaria, interpretata da Anna Foglietta.

Quanto è stata importante l’azione di Ilaria Capua?

«La parte in cui Irene va contro le regole è molto rischiosa: lei sa che ci sono, però vede che le tempistiche e la cattiveria del virus non vanno d’accordo mettendo a serio rischio la Nigeria e altri Paesi africani. Da una parte c’è un pericolo di vita, dall’altra un interesse economico o accademico: la sua scelta umanitaria è grandiosa perché fatta in nome di una visione che prende in considerazione più anni e più persone. Da allora tutti noi mangiamo polli vaccinati e nessuno si è mai lamentato: questo deve far riflettere».

Che tipo di personaggio è Giacomo?

«L’ho immaginato come uno che cammina a testa bassa e non sa parlare, ma viene rispettato perché sa fare il suo lavoro all’interno del gruppo di ricerca. Lei è la perfetta frontgirl mentre lui è il chitarrista del gruppo. È un personaggio che fa capire bene cosa comportino a livello emotivo certe mosse, perché quando si trova tra gli intrighi di palazzo non sa gestirli. Ma è forte nonostante sembri fragile, perché riesce a combattere il problema dell’aviaria con Irene, anche se l’essere giudicato a processo lo metterà a dura prova e lo manderà addirittura in depressione. Poi arriva il riscatto finale, molto magro, ed è già un miracolo che lui e Irene, colpiti negli affetti, rimangano amici».

Le varie fasi temporali ed emotive sono scandite anche dal trucco?

«Mi piacciono le trasformazioni e presto uscirà il film Rai Romanzo radicale in cui entro nei panni di Marco Pannella. Qui volevo che vedendo in faccia Giacomo si capisse sia in che momento della vita fosse che quali emozioni stesse provando. All’inizio è il classico topo da laboratorio, un vero nerd, poi passa il tempo e diventa un giovane con la barba. Quando invece scoppia lo scandalo, per lui così violento, inizia a deperire fisicamente. Mi sembrava giusto far vedere questi cambiamenti, che avvengono nel corso di diversi anni, mostrando la sua fragilità personale attraverso il fisico».

Lorenzo Germano

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