Aumento dei prezzi. Camionisti sull’orlo di una crisi di nervi

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CAROPREZZI Che cosa accade ai prezzi di alimentari, energia e carburante? I continui incrementi delle scorse settimane hanno portato a impennate del 131% per l’energia elettrica e del 94% per il gas, secondo quanto comunicato da Arera (l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) in audizione al Senato a metà febbraio.

L’agricoltura è uno dei comparti più colpiti: i dati della Cia (Confederazione italiana agricoltori) dicono che a gennaio l’inflazione è cresciuta del 4,8% su base annua, una soglia che non veniva toccata dal 1996.

Le aziende agricole hanno dovuto fare i conti con l’aumento esponenziale, dal 50 al 100%, di materie prime, prodotti fitosanitari, concimi, semine, mangimi, macchinari.
Insomma, una situazione surreale che rischia di piegare un comparto essenziale per Langhe, Monferrato e Roero.

Aumento dei prezzi. Camionisti sull’orlo di una crisi di nervi

Ha spiegato il direttore della sezione cuneese della Cia, Igor Varrone: «Per il momento non abbiamo la percezione di chiusure, ma i rialzi incidono sulla tenuta del comparto agricolo, che necessita di materie prime e di molta energia per tutti i processi di produzione, trasformazione e conservazione dei prodotti. Dopo due anni pesanti, a causa dell’emergenza sanitaria, il reddito di tutte le aziende rurali si sta assottigliando. C’è il rischio di non coprire più le spese di produzione. E, come sempre, gli unici a guadagnarne sono quanti stanno tra agricoltori e consumatori».

Conclude Varrone: «Il Governo si è attivato in parte, ma deve impegnarsi ad ammortizzare l’aumento di tutti i prezzi. Altrimenti si correrà il rischio che le aziende chiudano e cresca il numero, già elevato, delle famiglie che non arrivano più a fine mese».

L’agricoltura non è l’unico settore sull’orlo di una crisi. Anche il mondo di chi opera sulla strada insorge. Spiega Claudio Berardo, rappresentante degli autotrasportatori di Confartigianato Cuneo: «Si è abbattuto sull’autotrasporto un ciclone spaventoso. Il malcontento tra le imprese sta generando fenomeni di rabbia che rischiano di sfociare in gravi proteste incontrollate».

Ha aggiunto Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Cuneo: «Il settore è fondamentale per la nostra economia: nel Paese oltre l’80% delle merci viaggia su gomma, e i nostri mezzi nelle fasi peggiori della pandemia hanno continuato a garantire l’approvvigionamento dei beni primari. Chiediamo un intervento urgente che stemperi la tensione, favorendo le condizioni per una soluzione dei problemi. I rincari delle materie prime sono esorbitanti e rischiano di far saltare il nostro sistema socioeconomico. Il caroenergia mette in crisi non soltanto le imprese, ma anche le istituzioni e le famiglie: non va sottovalutato il rischio di generare nuove tensioni sociali, che andrebbero a sommarsi alle gravi difficoltà già affrontate con il Covid-19».

Che fare dunque? Non è il momento di avere timori, ma di cercare nuove consapevolezze: il sistema in cui viviamo è troppo esposto a invisibili equilibri geopolitici e a smottamenti finanziari. Serve dunque utilizzare il momento di congiuntura come occasione per reinventare il vivere collettivo. Ognuno può fare la sua parte nel quotidiano: ridurre i consumi, migliorare le relazioni di vicinato, impegno per l’impatto ecologico delle proprie azioni, volontariato e sensibilizzazione nella comunità. Un ruolo chiaro l’assume da sempre il nostro giornale, che tratta ogni settimana di questi temi.

Maria Delfino

Per Chittolina la ripresa può giocare questi brutti scherzi

Parliamo con Franco Chittolina, presidente di Apice (Associazione per l’incontro delle culture in Europa).

Chittolina, perché i prezzi in tutta Europa risultano essere in rapido incremento?

Aumento dei prezzi. Camionisti sull’orlo di una crisi di nervi 1
Franco Chittolina

«Va premesso che l’aumento dei prezzi non è un fenomeno europeo, visto quanto accade con l’impennata dell’inflazione negli Stati Uniti, ma è innegabile che siamo di fronte a una situazione di eccezionale gravità che i Governi nazionali stenteranno da soli a contrastare. L’origine di questa congiuntura è da ricercarsi in una forte ripresa dell’attività economica ovunque nel mondo (con grande consumo di energia), insieme ai timori generati sui mercati dalle tensioni alle frontiere europee da parte di un importante Paese fornitore di energia come la Russia. In questo quadro l’Unione è disarmata, non disponendo di una politica energetica comune e stentando a condividere anche solo lo stoccaggio delle riserve energetiche».

Che cosa aspettarsi?

«Se le attuali tensioni si raffreddano, la produzione di energie alternative si sviluppa più di quanto avvenuto finora e se l’Unione troverà un accordo sull’utilizzo del nucleare e deroghe per il mercato del gas, la situazione potrebbe migliorare, ma non in tempi brevi. L’uscita dalla crisi può essere facilitata da intese europee, forniture da altre fonti aggiuntive, anche con un ricorso prolungato a energie fossili come il petrolio: si tratta di un’eventualità che pregiudicherebbe però il raggiungimento degli obiettivi verdi che l’Europa ha fissato».

m.d.

Ma Valerio non teme il rincaro dei prezzi, perché ha deciso di cambiare la sua vita

LA STORIA  Valerio è un albese di 29 anni. Vive nel quartiere di viale Masera insieme alla compagna Sofia. Ci spiega: «Guadagniamo in tutto circa 2.500 euro al mese, io magazziniere e lei artigiana. Da anni fatichiamo. Però, quando è esploso il caroprezzi non ci siamo preoccupati. Sapevamo che sarebbe successo, perché da anni riflettiamo su quanto questo sistema non sia costruito per essere sostenibile. Per prima cosa abbiamo deciso di prenderci una settimana di pausa. Siamo andati in montagna a fine gennaio e abbiamo discusso di come ripartiremo. Nessuna grande rivoluzione, sia chiaro: solo piccoli cambiamenti quotidiani. Sentiamo il bisogno di stili di vita differenti, più lenti ed ecologici, a contatto con la natura e con le tradizioni. L’idea aggiuntiva – da realizzare nei prossimi anni – è di creare un piccolo sistema locale fondato sul baratto, un luogo in cui la gente possa scambiare i propri beni o capacità senza l’utilizzo di denaro».

Continua Valerio: «A noi piace l’idea di una persona che aggiusta una lavastoviglie in cambio di una seduta dal fisioterapista, o di un mazzo di sedani in cambio di un pantalone usato. Dopo dieci anni di crisi economica, due di pandemia e il cambiamento climatico in corso, il rincaro dei prezzi ci ha resi consapevoli di come tutti siamo chiamati a ripartire e a ripensare al nostro modello di consumo, produzione ed esistenza. Non possiamo andare in vacanza tutti gli anni con l’aereo, andare al ristorante una volta la settimana, acquistare vestiti nuovi tutti gli anni, consumare servizi ed esperienze come se non ne avessimo mai abbastanza. È tempo di tornare a qualcosa di differente e più autentico».

m.d.

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