Ultime notizie

Il cambiamento climatico è qui: ora si tratta di agire

Siccità Tanaro ad Alba

AMBIENTE Per i più anziani «non è normale», mentre i più ingenui inneggiano felici al precoce arrivo della primavera. Il clima muta, lancia segnali, ci dice il proprio stato di sofferenza, ma spesso non vogliamo capire.

A fine gennaio Arpa (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale) Piemonte ha pubblicato un report in cui denuncia la grave situazione legata alla siccità. I ricercatori hanno spiegato che, a causa di un’anomala situazione sull’Atlantico, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 sono state registrate temperature superiori alla norma sul Piemonte (+0,9°C a dicembre e +1,5°C a gennaio) e non si sono osservate precipitazioni significative (superiori a 5 mm giornalieri) dall’8 dicembre, per un totale di 50 giorni consecutivi senza pioggia. Si tratta di uno dei 15 periodi secchi più lunghi registrati in Piemonte negli ultimi 65 anni.

Proseguono i ricercatori: «Il 2021 si è chiuso con un deficit pluviometrico del 17% a causa delle scarse precipitazioni di dicembre: un gennaio 2022 molto secco – soli 4,6 mm di pioggia media – ha aggravato la situazione, tanto che l’anomalia negativa di precipitazioni in Piemonte da dicembre varia tra i -45 mm e i -100 mm».

Il cambiamento climatico è qui: ora si tratta di agire
2021 La temperatura è stata in media con il decennio 1991-2020, ma l’anno si è chiuso con gli ultimi giorni di dicembre da record.
Il cambiamento climatico è qui: ora si tratta di agire 1
2022 Il secondo mese di gennaio più caldo degli ultimi 65 anni, dopo il gennaio 2007 e appena prima di quello del 2018.

Anche il manto nevoso si presenta su tutti i settori alpini al di sotto della norma con un deficit superiore al 50%, mentre nelle settimane venture le previsioni meteo non sembrano annunciare novità significative. Per quanto riguarda le portate dei corsi d’acqua, la situazione è altrettanto difficile. Il bacino del Sesia, del Pellice e del Maira registrano carenze superiori al 70%, il Tanaro al 50%. Di conseguenza, gli ecosistemi subiscono importanti alterazioni: secondo Arpa Piemonte sono già stati rilevati nell’aria in largo anticipo i pollini di cipressi e noccioli. Questo potrebbe avere un’influenza intensa sulle dinamiche allergeniche e dunque sulla salute umana.

Intanto, per fronteggiare la situazione, il presidente della Provincia di Cuneo Federico Borgna ha spiegato che «si stanno stipulando accordi con i consorzi irrigui per valutare, in caso di necessità, deroghe al deflusso minimo vitale dei corsi d’acqua». Il deflusso minimo vitale è la portata istantanea in ogni tratto omogeneo di fiumi e torrenti: deve garantire la salvaguardia delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque nonché il mantenimento degli equilibri di flora e fauna tipiche delle condizioni naturali. Eppure, l’agricoltura ha bisogno di irrigare e il presidente ha spiegato che è necessario «iniziare il percorso di adattamento ai cambiamenti climatici che sta investendo il nostro territorio». Potrebbe non essere una buona notizia.

Per la sezione di Cuneo della Cia (Confederazione italiana agricoltori) a inizio febbraio il direttore Igor Varrone ha spiegato: «Il problema, che si trascina da decenni, nella Granda potrebbe trovare sbocco positivo se la politica cominciasse a darsi da fare. Dopo tante parole, incontri e convegni è giunto il momento di agire. Occorre costruire invasi e microinvasi dove servono, per raccogliere l’acqua quando è in abbondanza per restituirla – non solo all’agricoltura –nei periodi di siccità. Si deve arrivare ad avere il controllo della risorsa idrica nei prossimi 20 anni: altrimenti la partita è persa».
Per utilizzare meno acqua si propone da più parti l’impiego di nuovi impianti d’irrigazione a goccia, evitando quelli in pieno campo, oltre a una serie di microinvasi per la gestione irrigua.

m.v.

Il presidente Cirio: «Siamo al lavoro per il potenziamento degli invasi piemontesi tramite i finanziamenti europei»

«La Regione Piemonte sta lavorando con grande attenzione al problema della crisi idrica, che colpisce molti settori della nostra vita e della nostra economia»: lo afferma il presidente Alberto Cirio, che prosegue: «L’attuale siccità pone problematiche su cui interverremo in modo incisivo anche attraverso i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Poche settimane fa sono state destinate al Piemonte le prime risorse per la realizzazione di invasi che, in particolare per il mondo agricolo, possono aiutare a superare questi momenti».

La Regione, inoltre, sta lavorando al Piano dello sviluppo sostenibile per un migliore utilizzo della risorsa acqua. Occorre prendere atto nel concreto del mutamento climatico: ne è convinto l’assessore all’ambiente Matteo Marnati: «I cambiamenti del clima sono acceleratori delle problematiche già esistenti: sono necessari ora interventi urgenti e strutturali. Per il futuro prossimo occorrerà mettere in campo azioni finalizzate allo stoccaggio di acqua in modo da sopperire a carenze. L’acqua è una risorsa, occorre farne un uso consapevole e attento».

Marnati ha organizzato una struttura con Arpa, il settore tutela delle acque e i servizi ambientali dell’Assessorato regionale, che ha deciso di convocare per oggi, 8 febbraio: ci sarà un incontro in mattinata con tutte le Province, a cui Arpa fornirà dati in tempo reale sulla situazione; nel pomeriggio si terrà invece una riunione tecnica con i consorzi irrigui, organizzata di concerto con gli uffici competenti del settore agricoltura.

Commenta il direttore generale di Arpa Angelo Robotto: «Il Piemonte sta vivendo uno degli inverni più secchi degli ultimi 65 anni, in particolare è il quarto più secco dopo il 1989, il 1993 e il 2005.
A gennaio le centraline di Arpa Piemonte hanno registrato 4,8 mm di pioggia a fronte di una media storica del mese di gennaio di 46 mm; si tratta di una situazione difficile che, viste le previsioni per i prossimi giorni, non sembra avere una soluzione a breve termine».

Ma che cosa si sta facendo? Risponde l’assessore Marnati: «Una ricognizione di tutto il territorio i cui esiti saranno riportati all’Osservatorio di distretto, che la Regione ha chiesto all’autorità di bacino di convocare il prima possibile. Intanto, chiederemo ai gestori delle acque potabili il monitoraggio di eventuali criticità che potrebbero insorgere, ma che al momento non sono state segnalate. Se la situazione dovesse perdurare, poi, valuteremo di richiedere al Governo lo stato di calamità naturale con il risarcimento per eventuali danni, così come peraltro già accaduto nel 2017».

Banner Gazzetta d'Alba