Maxi truffa da venti milioni di euro scoperta dalle Fiamme gialle di Asti

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ASTI Fabbricavano identità fasulle, falsificando documenti personali, e redigevano bilanci gonfiati o inventati, “risanando” le società che gestivano e avere le “carte in regole” per accedere sia ai finanziamenti governativi per l’emergenza pandemica, sia a mutui concessi da enti creditizi, i falsari arrestati, stamane (giovedì 10 febbraio) fra le province di Como, Lodi, Milano e Monza dagli uomini della Guardia di finanza del capoluogo, su indicazione del Gip astense. Otto di loro si trovano in carcere,  per altri due i magistrati hanno disposto gli arresti domiciliari: dovranno rispondere, fra le altre, delle accuse di frode, riciclaggio, possesso e fabbricazione di documenti falsi.

Spiega il tenente colonnello Stefano Notaro, comandante del nucleo di polizia economico finanziaria che ha svolto le indagini: «Il gruppo conduceva le proprie attività sia aprendo delle società fittizie, registrate davanti al notaio con documenti falsi o da prestanome, sia rilevando altre realtà esistenti rese inattive. Per tutte producevano dei bilanci falsi». Attestare una solidità inesistente era il fine di questi stratagemmi, che hanno “fruttato” quasi 2 milioni di euro di prestiti da diverse banche, una delle quali astigiana, e su 375mila euro di crediti Covid-19.

«il denaro ottenuto veniva riciclato per acquistare beni di lusso fra cui imbarcazioni e auto di lusso», prosegue Notaro. Le fiamme gialle sono anche riuscite a documentare i complessi trasferimenti di valuta fra Italia. Slovacchia, Bulgaria e Svizzera, da qui le somme, 250mila euro, erano state investite per acquistare un immobile di pregio in Brianza. Non solo mutui, «fra le attività della banda c’era anche l’acquisto di merci da privati che non venivano pagate: quando gli imprenditori cercavano di incassare le fideiussioni lasciate a garanzia scoprivano che erano false». Con questo meccanismo gli arrestati avevano messo le mani su ricavi per oltre 19milioni di euro. A tradirli è stato un episodio: «I falsari hanno intercettato e incassato, prima che potesse farlo il curatore fallimentare, una serie di assegni depositati a garanzia di un concordato fallimentare da un’azienda». La riscossione, allo sportello di un istituto di credito cuneese è risultata impossibile, perché «gli assegni erano già stati prelevati. Da qui son partiti i nostri accertamenti». Nel complesso sono 14 le persone indagate: per una di queste è scattata la sospensione del reddito di cittadinanza.

Davide Gallesio

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