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Serve un fondo d’emergenza regionale per aiutare il settore delle piscine

Serve un fondo d’emergenza regionale per aiutare il settore delle piscine

SETTORE PISCINE Il presidente della Regione Piemonte: “Serve un intervento sinergico con il Governo, Anci e Coni e le Regioni. In Piemonte istituiremo un fondo d’emergenza regionale per aiutare il settore. Ne va del futuro di tante famiglie e dei nostri impianti sportivi”

«Quello delle piscine è uno dei settori che più hanno pagato le conseguenze della pandemia nel mondo sportivo, trai i primi a interrompere le attività e tra gli ultimi a ripartire – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che ha portato il suo pensiero di vicinanza, insieme al vicepresidente del Consiglio regionale Franco Graglia e alla consigliera regionale Alessandra Biletta, oggi durante la tavola rotonda organizzata dal Comitato regionale piemontese della Federazione Italiana Nuoto -. Parliamo di un mondo che dà lavoro a tantissime persone e che ora viene ulteriormente colpito dai rincari che il costo dell’energia ha portato nelle bollette e nei costi di mantenimento, che per questi impianti sono estremamente elevati con le utenze che arrivano perfino al 40% delle spese complessive per garantirne il funzionamento. Lavoreremo insieme all’assessore allo Sport Fabrizio Ricca per trovare tutte le strade possibili, sia a livello nazionale che regionale, per aiutare il comparto ad affrontare questa situazione. Da una parte sollecitando il Governo, affinché vengano stanziati dei ristori che tengano conto di questa criticità, e dall’altra sul nostro territorio istituendo un fondo di emergenza regionale che possa essere di supporto, anche coinvolgendo le grandi aziende produttrici di energia. Parallelamente, attraverso uno specifico ordine del giorno in Consiglio regionale ci attiveremo per una sinergia tra Governo, Regioni, Anci per gli Enti locali e Coni. Ne va del futuro e della vita di tante famiglie, ma anche del futuro dei nostri impianti che hanno bisogno di essere vissuti e di restare aperti, perché ancor peggio dell’usura del tempo c’è quella del non utilizzo».

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