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A San Benedetto Belbo prologo dell’apertura della Censa di Placido

A San Benedetto Belbo prologo dell’apertura della Censa di Placido

SAN BENEDETTO BELBO è il paese che Fenoglio ha reso epico. Nel silenzio dell’alta Langa, riecheggiano i passaggi dei racconti che lo hanno reso immortale. Se c’è un luogo simbolo del legame tra Beppe e San Benedetto è la Censa di Placido Canonica, sfondo di molti suoi scritti. Quasi ultimati i lavori di restauro, sabato 26 e domenica 27 marzo sarà aperta al pubblico, nell’ambito delle Giornate Fai di primavera. L’inaugurazione ufficiale avverrà a maggio.

Daniele Cerrato, consigliere comunale e figlio di Ugo, amico fraterno dello scrittore albese, spiega: «Ci sembrava giusto permettere questa preapertura da parte del Fai. Lo stesso capogruppo della sezione albese, Cesare Girello, e quello nazionale, Marco Magnifico, tenevano molto al fatto che la Censa potesse inserirsi in questa iniziativa nazionale».

La visita sarà il coronamento di una passeggiata, di circa due ore, sui luoghi fenogliani, alternata da letture di brani da parte degli attori Paolo Tibaldi e Paolo Giangrasso. Dall’«erta scoscesa» dello Scarrone si prenderà, a Ca’ di Lù, la scalinata in pietra per risalire. Nei giorni scorsi, volontari e amministratori hanno ripulito e reso praticabili in sicurezza i sentieri. Dalle 10 alle 18, ogni ora, partiranno le visite guidate alla Censa. Le camminate, invece, avranno inizio alle 10 e alle 14. Il liceo musicale Leonardo da Vinci di Alba sarà presente alle attività organizzate dal Fai a San Benedetto Belbo: domenica 27 marzo i gruppi da camera suoneranno nel corso delle passeggiate letterarie; a conclusione della giornata, alle 18.30 nel salone polivalente, avrà luogo un concerto del coro e dell’orchestra degli studenti. È possibile prenotarsi sul sito Web faiprenotazioni.fondoambiente.it.

Negli anni Novanta, la Censa volge in stato di abbandono. A Ugo Cerrato questo non va, bisogna fare qualcosa. La sua idea è, dopo aver messo in sicurezza l’edificio, farla diventare un polo culturale. Il fabbricato è in mano ai figli di Placido, diviso in tre parti. Si trova l’accordo per la vendita del corpo principale, dove funzionava il negozio, al premio Grinzane Cavour. Continua Daniele: «Papà non aveva i soldi per comprarla direttamente, ma questo gli sembrò un buon compromesso. Poco dopo, però, il premio fu travolto dalle vicende giudiziarie e dal fallimento. Poi, nel 2007, mio padre è mancato. La fondazione Bottari Lattes si interessò all’edificio e nel 2010 lo comprò all’asta».

Il tempo passa e la Censa rischia di crollare: grazie all’interessamento di Cerrato e del sindaco Emilio Porro, la fondazione procede al rifacimento del tetto, concedendola in seguito in comodato d’uso al Comune per trent’anni. «Dall’anno scorso abbiamo potuto procedere all’acquisto a un prezzo simbolico: in questo modo, ottenere i finanziamenti è stato più semplice».
La parte più cospicua del finanziamento sono i quattrocentomila euro della Regione. Altri fondi sono arrivati dalle fondazioni Crc e Crt, dal Gal, dal Ministero dell’interno e da avanzi di amministrazione del Comune.

«Come diceva mio papà, più che un ringraziamento si tratta di una restituzione. San Benedetto ha ottenuto enorme visibilità con Fenoglio, che lo ha reso un luogo dell’anima. Vogliamo, quindi, che la Censa diventi ciò che era un tempo: un punto di aggregazione vivo, sia sociale sia culturale. Per questo, al primo piano, ci sarà una stanza per gli ospiti: persone interessate, artisti, scrittori, musicisti. Insomma, qualcuno che venga, viva il luogo e ci restituisca un omaggio su Fenoglio».

Altro punto fondamentale: la Censa «non sarà un museo. Sarà un luogo evocativo, non descrittivo, del Fenoglio legato alla società contadina, non alla guerra partigiana. Largo spazio sarà dato a installazioni multimediali. Attraverso l’ologramma di alcuni attori, si potranno ascoltare brani degli appunti di Beppe (erroneamente chiamati Diario). Sui muri saranno proiettate immagini che aiuteranno a rivivere le sensazioni fornite nei suoi libri, per esempio attraverso la riproduzione di eventi climatici. Saranno appese alcune fotografie, ci saranno i tavoli da osteria con delle docce sonore. Tanti schermi e foto animate in parallasse. Insomma, un invito alla lettura e un modo per avvicinarsi a Beppe, attraverso un linguaggio diverso, valido per chi lo ama e per chi non lo conosce. Si potranno organizzare esposizioni: la prima sarà sui quadri di una pittrice ispirata da Fenoglio. Poi metteremo alcune delle locandine teatrali e convegnistiche che mio padre collezionò negli anni».

Quest’anno prenderà avvio, inoltre, la convenzione con l’Università di Torino per effettuare ricerche a San Benedetto. La prima partecipante sarà una studentessa del paese, Marta Fresia, che approfondirà i racconti e le poesie di Eugenio Corsini: «Il materiale è conservato nella parte d’archivio di mio padre custodita a San Benedetto. Al termine, lo studio sarà pubblicato», conclude Cerrato.

Davide Barile

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